The Smile – A Light for Attracting Attention

The Smile – A Light for Attracting Attention

Sono ormai passati ben sei anni dall’ultimo disco dei Radiohead, quattro dall’ultima esibizione dal vivo. Ho ancora negli occhi il concerto di Firenze nel luglio 2017, una delle migliori esibizioni cui abbia mai assistito. Ma questi ricordi cominciano ad essere sempre più sfumati e lontani. Quante cose sono accadute dall’uscita di A Moon Shaped Pool? La pandemia, l’Italia che vince l’Europeo, la guerra che torna in Europa, la morte di alcuni degli idoli del rock anni ’90, e perfino un album dei Tool. Il mondo è drasticamente cambiato in questi sei anni.
Anticipato da addirittura quattro singoli usciti tra gennaio ed aprile, finalmente ha visto la luce The Smile, il nuovo progetto di Thom Yorke e Jonny Greenwood con Tom Skinner dei Sons of Kemet. Alcuni hanno storto il naso per l’ennesimo side project del frontman dei Radiohead, e per via della compresenza di Jonny, tra questi c’è chi ha intravisto una fine, seppur non annunciata, dei Radiohead stessi.

Quel che sappiamo è che questo album è di qualità sopraffina, e l’ennesimo colpo di due fuoriclasse assoluti, che non ci si sbilancia troppo a considerare tra i più grandi artisti musicali del XXI secolo. Lo diciamo fin da subito: A Light for Attracting Attention è superiore a The King of Limbs e in termini assoluti se la gioca tranquillamente con A Moon Shaped Pool, con tutte le dovute differenze. Semmai sembra avere qualcosa di In Rainbows, perlomeno come atmosfera generale, e per l’utilizzo congeniato di chitarre e orchestrazione, altrimenti pressoché non sviluppato negli ultimi due long playing dei Radiohead.
Come dicevamo, ad accompagnare i due c’è un batterista d’eccezione, uno dei migliori della scena musicale britannica contemporanea: Tom Skinner, direttamente dai Sons of Kemet, la band afro rock jazz che abbiamo imparato ad apprezzare molto negli ultimi anni, assieme ai paralleli The Comet Is Coming. Il suo stile in alcuni pezzi è preponderante e ti fa capire che sì, stai ascoltando i Radiohead, ma non sono proprio loro. Esempi in questo senso sono “The Opposite” con il suo tempo dispari, e “Thin Thing” che potrebbe essere definita math rock.
Parlando dei singoli ci erano si piaciuti ma avulsi dal contesto generale, non sembravano nulla di eccezionale. Invece, come spesso è accaduto nella discografia dei Radiohead stessi, trovano una organicità e un senso totale all’interno della tracklist completa. A Light for Attracting Attention è un LP pieno di momenti bellissimi, tra cui la doppietta “Open the Floodgates” (la “Daydreaming” dell’album) e “Free in the Knowledge” che non sfigurerebbe in Kid A o Amnesiac. Fa anche piacere il ritorno a un uso intenso delle chitarre, come nei singoli “You Will Never Work in Television Again” (dove si cita addirittura il mitico Bunga-Bunga) e “Skrting on the Surface”. Sembrerebbe davvero non esserci alcun punto debole, e forse è proprio questo che lascia spiazzati: Yorke e Greenwood sono in forma pazzesca, eppure a oltre sei anni dall’ultimo, di un disco dei Radiohead non si vede nemmeno l’ombra. Ciò non può e non deve spostare l’attenzione da questa nuova band, che dovesse non essere un progetto estemporaneo, potrebbe regalarci ancora grandi godurie.

“I talk to the face in the mirror
But he can’t get through
Turns out we’re in this together
Both me and you”