Memory vague: (ri)scoprire la vaporwave

Disclaimer: questo articolo inevitabilmente non è esaustivo, vista la dispersività e le infinite ramificazioni del genere (che comprende molta fuffa a dire il vero), ma semplicemente una proposta di percorso che crediamo possa essere vicino alla sensibilità del nostro pubblico.

di Matteo Furcas

La vaporwave è, insieme al nu jazz britannico e al post-post-punk, una delle pochissime scene vere e proprie degli ultimi anni. Un movimento granitico, almeno nelle sue prime fasi. Estetica, suoni, riferimenti, intenti ben definiti. È anche stato il primo genere a genere a nascere su Internet e a rimanerci per distribuzione e diffusione, con gli album pubblicati esclusivamente su YouTube, SoundCloud e Bandcamp, per non dire di tutto l’armamentario concettuale e visivo su Reddit e 4chan: il do-it-yourself e l’autodistribuzione sono altre due caratteristiche chiave della scena. Approcciarsi alla vaporwave però significa farsi travolgere, inevitabilmente si finisce per essere disorientati: è un genere esageratamente dispersivo, tra decine di moniker (gli stessi artisti a volte ne usano tantissimi), musicisti eccessivamente prolifici con 3-4 album all’anno, nomi e titoli in kanji nonostante la stragrande maggioranza degli artisti sia occidentale, sottogeneri e quant’altro. Sembra quindi impossibile orientarsi, mancano i punti di riferimento. Quello che segue è un percorso che sfiora soltanto la superficie di questo genere che è anche un movimento, scritto con la consapevolezza che mai potrà essere completo. Secondo chi scrive una storicizzazione “oggettiva” è impossibile, ma alcuni classici del genere possono essere indicati. Si parte.

Le origini

Ebbene sì, anche qui c’è lo zampino di quel geniaccio di Daniel Lopatin, che a inizio carriera nel 2009 apre un canale YouTube con il nickname sunsetcorp e pubblica “Angel” e “Nobody Here”. Alla base dei due brani ci sono sample di muzak anni ’80 “chopped and screwed”: ovvero si prende un piccolo frammento melodico, si mette in loop e si applicano effetti come eco e pitch shift. Il tutto fa parte del progetto audiovisivo “Memory Vague” che in sostanza si può definire il primo “album” vaporwave e fissa anche le premesse estetiche del genere. Nel 2010 è la volta di “Eccojams“, uscito a nome Chuck Person, che definisce una volta per tutte gli “strumenti base” per la vaporwave utilizzando la stessa tecnica del progetto precedente e piazzando in copertina “Ecco the Dolphin”, un vecchio videogioco della console Sega Mega Drive. Nell’album sono incluse anche alcune tracce già uscite in “Memory Vague”. Successivamente i sample arriveranno da ogni sorta di fonte: canzonacce commerciali, spot, programmi tv, serie televisive, videogiochi. Attingendo insomma a tutto l’immaginario collettivo degli anni ‘80 e filtrandolo con una coltre nostalgica.

Concept e intenti

Non si può capire la vaporwave senza conoscerne anche le basi concettuali. Una definizione abbastanza condivisa nella virtual plaza di ciò che vuole evocare la vaporwave è questa: “nostalgia di un futuro passato mai esistito o mai realizzato”. Si può dire che, almeno alle sue origini, la vaporwave decostruisce la musica più commerciale del boom economico, campionandola e deformandola con intento dissacrante. È come se dicesse: il capitalismo ci aveva promesso un benessere illimitato e per tutti, ma era un’idea falsa. E non è un caso che i classici della prima ondata del genere siano usciti nella crisi economica post-2009. Tutto questo si traduce in musica, come dicevamo, nella deformazione e decostruzione di materiale musicale e sonoro proveniente soprattutto dagli anni ‘80, in particolar modo dal Giappone: muzak, spot pubblicitari, musica da ascensori di grandi corporation. C’è un genere che è stato addirittura saccheggiato dalla vaporwave con i suoi sample: il city pop, quel miscuglio di synth-funk-jazz che era stata la colonna sonora dell’illusorio boom nipponico tra fine anni ‘70 e inizio anni ‘80. Perché proprio il Giappone di quel periodo? Perché la crescita economica di quegli anni, con il suo ottimismo tecnologico e il benessere almeno apparentemente alla portata di tutti, sembrava essere la promessa di un qualcosa che però nelle decadi successivi sarebbe stato destinato a evaporare, fino al crollo del “decennio perduto” giapponese in seguito all’esplosione della baburu keiki, la bolla speculativa che avrebbe affossato la crescita nel Paese del Sol Levante e i suoi sogni di gloria. È forse al parallelismo tra questo periodo e la crisi dei mutui subprime con tutte le sue conseguenze che pensavano gli artisti nei primi anni della vaporwave.

Gli album chiave

Gli album più rilevanti di questa prima fase – che possiamo circoscrivere agli anni tra il 2009 e il 2012 – rispettano abbastanza rigorosamente il canone descritto sopra: dopo Lopatin con i moniker sunsetcorp e Chuck Person, anche Macintosh Plus con “Floral Shoppe”, 骷 [Skeleton] con “Reflections”, Sacred Tapestry con “Shader”, e Internet Club con “Redefining the Workplace” sfruttano il senso di straniamento provocato dai sample anni ‘80 masticati e risputati, rallentati, deformati e tagliuzzati. Tutti album che vale la pena ascoltare per farsi un’idea abbastanza compiuta di cos’è la vaporwave. 

Abbiamo nominato poco sopra una delle figure fondamentali del genere: Ramona Xavier, il nome dietro sia Macintosh Plus che Sacred Tapestry, ma anche tanti altri. Questi tutti i suoi moniker: CTO, dstnt, esc 不在 [esc Fuzui], Fuji Grid TV, Laserdisc Visions, Macintosh Plus, New Dreams Ltd., Peace Forever Eternal, PrismCorp Virtual Enterprises, Sacred Tapestry, Tanning Salon, Vectorfray, Vektordrum, Vktrfry, 情報デスクVIRTUAL [Jouhou Desk VIRTUAL]. 

Quella che da molti è ritenuta non solo la sua pietra miliare, ma del genere tutto, è proprio “Floral Shoppe”. Parte dalle intuizioni di Eccojams ma le amplia e fornisce anche una nuova base estetica: la statua greca in copertina su sfondo retrotecnologico sarà la base per i meme vapor che invaderanno i social, ma anche per copertine, videoclip e quant’altro. Il primo impatto non può che essere straniante: voci così rallentate da non sembrare più nemmeno umane, sassofoni dozzinali anch’essi passati attraverso filtri, frasi melodiche spezzettate e messe in loop fino allo spasmo. È musica psichedelica in fondo, sta tutto nell’accettarne le premesse (anche concettuali), abbandonarsi e lasciarsi trascinare. Ma ha anche tanta forza comunicativa grazie alla sensazione di nostalgia costantemente evocata, seppur accompagnata da un intento dissacrante e ironico. Sulle stesse coordinate, da ascoltare anche “Shader”, sempre della Xavier ma sotto moniker Sacred Tapestry, destinato a diventare un altro pilastro del genere. C’è poi “Redefining the Workplace” di Internet Club, che partendo dalle melodie di musica da sottofondo per presentazioni aziendali (!), sapientemente campionate ed effettate, costruisce un altro manifesto della nostalgia che può ricordare alcuni mostri sacri dell’elettronica, da Jean Michael Jarre ai Boards of Canada.

Estetica

Per chi non mastica approfonditamente la musica come noi la vaporwave è anzitutto un canone estetico, una fonte inesauribile di meme che negli anni ‘10 ha invaso i social. Ne avrete sicuramente visto qualcuno: immaginario kawaii, surrealismo (come dicevamo la copertina di “Floral Shoppe” è stata seminale in questo senso), e nostalgia per i primi anni in cui la tecnologia ha cominciato a entrare nelle nostre vite (Vhs, prime edizioni di Windows, …). C’è tanta ironia nei meme partoriti sull’onda dei primi anni della vaporwave, che però ha rischiato di oscurare l’aspetto musicale. Nostalgico, ma anche di denuncia: decostruire canzoncine anni ‘80, jingle, musica standardizzata per conferenze aziendali è stato anche un modo per gli artisti vaporwave di accusare quel sistema economico che prometteva grandi cose e si è rivelato effimero, che era molto superficiale nel cantare la gloria di quegli anni consumistici ed edonistici fino all’eccesso.

E poi?

Dopo il 2012 il genere si ramifica in mille sottogeneri (alcuni anche di dubbio gusto), uscite e moniker. Qualche esempio? Vhs pop, mallsoft, utopian virtual, late night lo-fi, future funk. C’è di tutto e di più, anche della fuffa, inutile negarlo, ma forse il bello sta anche nel crearsi un proprio percorso senza passare attraverso un percorso predefinito o prestabilito dalle webzine. Queste ultime, tra l’altro, hanno praticamente ignorato la vaporwave, un fatto abbastanza inspiegabile trattandosi di una delle sottoculture nate su Internet più importanti degli ultimi decenni. Pitchfork, per esempio ha recensito “Floral Shoppe” solo nel 2019, ben otto anni dopo la sua uscita. Sia come sia, giunti a questa fase della scoperta del genere, l’approccio più sensato potrebbe essere di approfondire secondo le sensazioni che più vi possono interessare. Per chi scrive l’attrattività del genere è la sua capacità evocativa, che si è sviluppata maggiormente in alcuni suoi filoni successivi: nostalgia, sentimentalismo retrò grazie a suoni che mi portano altrove, con le sue sensazioni e mondi evocati, attraverso scelte musicali precise. Per esempio il lato più ambient della vaporwave evoca scenari alla Blade Runner, ma anche film come Hong Kong Express – non a caso uno dei maggiori artisti della scena si chiama proprio come il film di Wong Kar-Wai.

Qualche proposta di ascolto

Insomma, vi piace l’aspetto ironico/di decostruzione? Provate PrismCorp Virtual Enterprises, ennesimo alias di Ramona Xavier, o “Initiation Tape” di New Dreams Ltd. (ebbene sì, sempre lei). Preferito il lato più nostalgico/evocativo? Da non perderei 新しい日の誕生 (Atarashī hi no tanjō) di 2814, un duo formato da Hong Kong Express e t e l e p a t h, due artisti immancabili se si è interessati a questo filone. t e l e p a t h ha coniato una delle formule più originali del genere: con quei beat rallentati quasi in stile trip-hop e voci strascicate, è una delle visioni più oniriche della vaporwave. Hong Kong Express da parte sua è l’inventore del cosiddetto dreampunk: la parola è una storpiatura di cyberpunk. Parte dall’immaginario alla Blade Runner che si diceva più su rendendolo ancora più sognante, tra voci femminili e beat ovattati con in sottofondo il rumore della pioggia. Dischi consigliati: “HK” e “This” del 2015. HKE è anche il fondatore dell’etichetta Dream Catalogue, dedita per l’appunto a pubblicare album del filone dreampunk. Tra questi degno di nota “The City is My Friend” di Remember, che alla formula dreampunk aggiunge malinconici lick di chitarra. Tra i capolavori della vaporwave c’è anche “Transversal Worldwide Shopping” del compianto Lindsheaven Virtual Plaza: due suite tra Pink Floyd ed elettronica anni ‘90 alla The Orb, tra gli episodi più evocativi di tutto il genere. C’è poi chi è più vicino alla chillwave, su tutti Miami Vice (“Palm Haze”) e Windows 96 (“One Hundred Mornings” è uno dei dischi più apprezzati della scena, ma non sottovalutate nemmeno “Plume Valley”). Siete invece alla ricerca di un po’ di groove? Esiste anche il future funk, Saint Pepsi e MACROSS vi aspettano. Ci sono addirittura commistioni con la trap: il primo album di Blank Banshee è uno dei fan-favourite della scena, e “Teen Pregnancy” non può mancare in una lista delle “hit” vaporwave. Di seguito una lista di dieci album e una playlist di 15 canzoni per iniziare il vostro viaggio: più che una lista di imprescindibili, è un invito a tuffarvi nel genere per costruire il vostro percorso. Sta a voi lasciarvi affascinare.

DIECI ALBUM

  • Oneohtrix Point Never/sunsetcorp – Memory Vague
  • Chuck Person – Chuck Person’s Eccojams Vol. 1
  • Macintosh Plus – Floral Shoppe
  • Sacred Tapestry – Shader
  • 骷 [Skeleton] – Reflections
  • Internet Club – REDEFINING THE WORKPLACE
  • Lindsheaven Virtual Plaza – Transversal Worldwide Shopping
  • Blank Banshee – Blank Banshee 0
  • 2814 – 新しい日の誕生 (Atarashī hi no tanjō) 
  • New Dreams Ltd. – Initiation Tape [Isle of Avalon Edition] 

QUINDICI CANZONI, Link alla Playlist.

  1. sunsetcorp – Nobody Here
  2. Macintosh Plus – リサフランク420 / 現代のコンピュー
  3. Sacred Tapestry – ドリーミー
  4. 骷 [Skeleton] – Alone
  5. PrismCorp Virtual Enterprises – Heaven’s Fruit Plaza
  6. Luxury Elite – Midnight
  7. INTERNET CLUB – SYSTEM FOCUS
  8. 猫 シ Corp. & t e l e p a t h – 目覚め
  9. Hong Kong Express – Ghost
  10. 2814 –  遠くの愛好家
  11. Remember – Your Dreams Are In The Lights
  12. Blank Banshee – Teen Pregnancy
  13. Miami Vice – Tokyo Negative
  14. t e l e p a t h – 二
  15. windows96 – Dream Port