24 Ottobre 2021
L’atto che consiste nello spegnere cinquanta candeline non deve certo portare con sé grosse boccate di entusiasmo, ma c’è chi può sentirne il peso in maniera più moderata. I Low – duo (ex trio) del Minnesota – sono membri tesserati di questo partito da ormai qualche anno. Precisamente dal 2015, con quel Ones & Sixes che tuttavia non lasciava intravedere sviluppi poi così avanguardisti. A dar voce a questa ipotesi ci avrebbe pensato Double Negative, arrivato tre anni più tardi, che non mirava neanche lontanamente al concetto di piacevolezza d’ascolto, bensì destrutturava le caratteristiche dell’albo tradizionale.
Si discuteva all’interno del nostro forum delle prime sensazioni avute in seguito all’ascolto di HEY WHAT; è bastato un minuto di “White Horses” per mettere d’accordo i più e capire ci si trovava davanti ad un prodotto di tutto rispetto. Le linee vocali sono qui ancor più centrali del solito e non conosco vie di mezzo: vengono assorbite dai condotti uditivi o in forma limpida (quasi a sembrare soggette ad autotune) o totalmente distorta. È il caso del singolo di lancio, “Days Like These”, pezzo dalla parvenza inaspettatamente radiofonica, prima di sfoderare dopo poco più di sessanta secondi una pioggia di distorsioni che vanno a sfocare l’intero reparto vocale e strumentale, prima di un colpo di coda dai toni ambient.
È un rock quasi fuori dal tempo e dallo spazio, e nell’epoca in cui i revival esercitano ancora un certo peso sull’ascoltatore, una soluzione del genere rende ancor più autorevole la voce di chi la propone. L’ipnotica “All Night” si riallaccia a quanto appena detto sul fatto del riuscire ad eludere il fattore temporale, infatti si dimostra per quello che è, ossia una traccia per sognatori, capace di scaldare anche gli animi più intransigenti.
Dopo una prova del genere, fare il passo più lungo della gamba, specie in questa fase di carriera, sarebbe stato come scavarsi la fossa per gli anni a venire, artisticamente parlando. Invece i LOW proseguono il cammino iniziato con Double Negative, fanno tesoro della sperimentazione lì adottata e abbracciano il formato canzone senza perdere un briciolo di quell’unicità che aveva contraddistinto il predecessore. Oscar Wilde sosteneva che la saggezza arrivi con il passare degli inverni. Considerazione opinabile, fatto sta che di inverno, Alan Sparhawk e Mimi Parker, ne hanno appena illuminato uno.