Sweet Trip – A Tiny House, In Secret Speeches, Polar Equals

Sweet Trip – A Tiny House, In Secret Speeches, Polar Equals

Ci sono alcune fasi della vita che, seppur brevi ed insignificanti, rimangono per sempre cristallizzate nella memoria. Periodi che tendiamo ad idealizzare, dai quali rimuoviamo inconsciamente tutti gli aspetti negativi per preservare un’immagine di gioia e felicità legata ai ricordi che li accompagnano. Nel mio caso, mi capita di pensare con nostalgia e rimpianto all’autunno-inverno 2019. In quel periodo, ero appena arrivato in una nuova città per iniziare la laurea magistrale, ed ero carico di fiducia ed aspettative. Poi è arrivato il COVID, che ha stravolto totalmente i piani lasciandomi per sempre col dubbio di ciò che poteva essere e non è stato. Idealizzare il periodo, dicevamo. In effetti, seppur felice e motivato, quell’autunno nascondeva una punta di malinconia, con la vita che avevo vissuto fino a quel momento distante mille chilometri. I miei generi preferiti in quei mesi erano senza dubbio glitch pop ed indietronica, che forse riassumevano meglio di ogni altro i miei sentimenti. Tutta questa lunga premessa per dire che, cercando nuova roba da ascoltare, mi capitò di trovare sulla chart di Rate Your Music, addirittura al primo posto con una media di quattro stelle, questo Velocity: Design: Comfort dei Sweet Trip, band fino a quel momento mai sentita nominare. Cercando, non si trovava assolutamente nulla su questo album misterioso. Nessuna recensione sui siti più importanti, niente di niente. Eppure i voti erano tanti.

Un’allucinazione collettiva degli utenti di RYM? Gli altri due generi in evidenza oltre al glitch pop erano poi IDM e shoegaze, il che mi rendeva ancora più curioso. Un solo ascolto, e quel disco è diventato uno dei miei preferiti di sempre. A distanza di due anni, la fama su Internet degli Sweet Trip è aumentata a dismisura, creando di fatto un nuovo caso Spiderland, cioè di una band che vede aumentare esponenzialmente la propria fama a distanza di anni rispetto al loro capolavoro. Quell’album è stato ristampato in vinile, persino il sacro Pierone Scaruffi annuisce con un convinto 7/10, e la reunion ha portato ad un nuovo disco che ha immediatamente mandato in visibilio il pubblico internettiano. In effetti, i Sweet Trip erano avanti, e nel panorama attuale suonano ancora attuali e di grande interesse.

Questo A Tiny House, In Secret Speeches, Polar Equals non delude le aspettative, eccezion fatta per l’incomprensibile copertina. La formula è sempre la stessa: un impasto di glitch pop trasognato, sezioni elettroniche, ed improvvisi muri di suono alla My Bloody Valentine. È come se questo lavoro volesse in effetti riassumere tutta la loro carriera precedente, monetizzando finalmente quelle intuizioni che non erano state adeguatamente capite agli albori del secolo.

Ma non si tratta di una semplice operazione di facciata, perché qui i pezzi ci sono eccome. Quante altre band sarebbero capaci di creare le atmosfere dell’iniziale “Tiny Houses” o di “Walkers Beware! We Drive into the Sun”, per dire? Qui dentro c’è davvero roba per tutti i gusti, dal pop un po’ 80s di “Surviving a Smile”, arricchito da una bellissima coda, all’IDM di “Randlift”, che ricorda i loro esordi. E che dire di quella “Eave Foolery Mill Five”, un numero che forse solo gli Slowdive? Il meglio, perlomeno per chi scrive, arriva con “Chapters” e “Polar Equals”. La prima sarebbe una normalissima ballad pop, se non fosse scossa da numerosi glitch che contribuiscono a dare la sensazione di un pezzo che cresce e si sviluppa mentre sta suonando, come se non dovesse finire mai, sensazione acuita da un finale sognante ed etereo. La seconda azzarda una strada ancora più complessa, cambiando pelle più volte e dimostrando una volta per tutte il talento del produttore Roberto Burgos, uno dei manipolatori del suono più audaci del mondo indie dal 2000 in poi.

Lui e Valerie Cooper, che affascina con la sua voce al tempo stesso sensuale ed innocente, stanno raccogliendo finalmente i frutti di un percorso che avrebbe meritato maggior successo. Anche grazie a un disco che, con qualche minuto in meno, sarebbe stato da considerare per le primissime posizioni della classifica di fine anno.