16 Novembre 2016
Ho faticato un po’ a capire se valesse la pena o meno di spendere due parole per il disco dei S U R V I V E. RR7349 ha presentato subito due difetti; il primo, evidente, è un titolo difficile da ricordare e che lo ha fatto subito diventare “il disco dei Survive”, una soluzione plebea ma efficace. Il secondo, più subdolo, è che dopo una scorpacciata di retrowave si avverte l’assenza di quei suoni lucidi, scintillanti, da metropoli notturna, in cui risiede un buon 70% delle attrattive di quella musica. Mentre per quanto riguarda il primo punto c’è ben poco da fare, essendo quello di pubblicare roba con titoli in pieno stile “password alfanumerica” il loro modus operandi sin dai tempi in cui ancora non esistevano in natura (cioè da prima dell’uscita di Stranger Things), il secondo è frutto di errori di inquadramento. Le differenze saranno anche sottili, ma synthwave non è retrowave, che a sua volta non sempre è outrun. Mal di testa? La smetto subito.
Il fascino di RR7349 dipende esclusivamente da come ci si arriva e da quali pretese si hanno. Ve lo scrivo in un paragrafo isolato così vi ci cade l’occhio.
Tutto è diventato facile nel momento in cui l’ho scollegato dai deliranti subreddit dedicati a tutti quei sotto-sottogeneri e l’ho connesso invece al mio recente pallino per i sintetizzatori analogici, forte anche del recente ripasso di krautrock e musica cosmica. Il contesto scelto per ritentare l’approccio, invece, non aveva intenzione di collaborare: avevo pensato di ascoltarlo in aereo per ingannare il tempo di viaggio, illudendomi che grazie alla vicinanza alla stratosfera mi avrebbe aperto inediti mondi retrofuturistici. Macché. Il sole mi sbatteva dritto in faccia facendosi beffe di tutti i miei vagheggiamenti cosmici. Nonostante il fato avverso mi sono ritrovato ad annuire soddisfatto pezzo dopo pezzo. L’analisi track by track, come al solito, la lascio ai professionisti che utilizzano sempre le stesse figure retoriche, i saliscendi, le rincorse e la parola “lisergico”.
Questo breve raccontino solo per dire che alla fine RR7349 (“guarda mamma, senza copiaeincolla!”) può essere un gran bel sentire. Il suo pregio principale è quello di essere potenzialmente sempre valido in quanto si colloca fuori dal tempo, anche se in maniera contraria rispetto, ad esempio, agli ultimi dischi degli Swans. Senza ulteriori dettagli non sarebbe possibile stimare il punto di esistenza di The Seer o To Be Kind, questo dei Survive vive invece in quella parte del passato della musica elettronica che è fondante e resterà sempre lì, quasi come un’era mitologica.
Il limite reale, semmai, è che l’album si rivolge davvero solo a una nicchia della nicchia, pur essendo trainato indirettamente dal fenomeno Netflix. Per chi ha a cuore principalmente le chitarre e le sorti del rock rappresenta soltanto una gradevole variazione di percorso, quel che basta per poter dire di essersi interessanti a certe tendenze elettroniche del 2016. Dall’altra parte, la schiera dei seguaci di Huerco S., Amnesia Scanner o del nostro Lorenzo Senni, quella sempre attenta alle novità vere, difficilmente può trovare motivi di interesse in musica praticamente già assorbita. Dal canto mio, rubacchiando chicche a entrambe le sfere, vado a rimettermi le cuffie.