21 Febbraio 2017
Il primo pensiero durante l’ascolto di A Thousand Skies è andato inevitabilmente a Flying Lotus. Con tutte quelle stelle e costellazioni di mezzo, poi, impossibile non lanciare uno sguardo a quella copia di Cosmogramma ormai in mostra sul suo scaffale da quasi sette anni. Ma definire Clap! Clap! “il Flying Lotus italiano” non renderebbe giustizia alla ricerca sonora da sempre indipendentemente condotta da Crisci.
L’introduzione all’album, “Discessus”, è una di quelle cose che un lettore de Il Giornale non esiterebbe ad associare alla colonizzazione arabo/africana dell’Italia, come le palme in Piazza Duomo a Milano. In realtà quello è il lamento di un’italianissima vedova, e tutto ciò ci ricorda che, anche quando ci si sente nobili discendenti diretti di Odino, le nostre radici sono bagnate dalle acque del Mediterraneo. E i suoni di A Thousand Skies hanno la stessa origine e provengono non solo dalle tradizioni ma anche, appunto, direttamente dalle persone e addirittura dalla terra.
Dettaglio simpatico e indicativo, questo della “terra”. Crisci è riuscito a campionare e utilizzare i suoni prodotti dalle pietre sonore dello scultore Pinuccio Sciola.
In questo video Sciola diceva che tirare fuori dei suoni accarezzando una pietra fosse importante affinché essa potesse continuare a raccontare di sé e delle civiltà del passato. “La pietra è la memoria dell’universo”. Campionare proprio quei suoni, a questo punto, diventa un atto particolarmente significativo.
Sciola sosteneva che produrre quei suoni siderali significasse anche riprendere a comunicare con le stelle, il sole e la luna. Tutto torna, visto che A Thousand Skies fornisce anche un ulteriore livello narrativo, ovvero l’avventurosa e fantastica storia di una ragazza, raccontata in brevi paragrafi ciascuno associato a uno dei pezzi dell’album, che finisce per avere a che fare con Sirio, Orione, Arrakis e le Pleiadi.
Insomma, di carne sul fuoco ce n’è, al di là della freschezza sonora del disco in sé, che è un melting pot di generi colorato, misterioso e divertente e che, onestamente, ha superato di gran lunga quelle che erano le aspettative. Cogliamo l’occasione per ricordare anche che Clap! Clap! è ormai da un po’ nel giro della Warp così come Lorenzo Senni, che avevamo premiato nella nostra electro chart del 2016. Cose di cui andar fieri. Se invece foste ancora inutilmente impegnati a polemizzare inutilmente sui Baustelle… beh, né vi si capisce né vi si giustifica.