5 Giugno 2021
I Black Midi, come ci insegna Adam Neely, prendono il nome da una bizzarra tecnica compositiva secondo cui l’autore realizza partiture visivamente accattivanti, ma umanamente ineseguibili.
Dopo una serie di riuscitissimi singoli la band pubblica nel 2019 l’ottimo Schlagenheim, album che riceve numerosi consensi di pubblico e critica grazie a un sound fresco ed ispirato.
In stato embrionale le cordoniate sonore della formazione sono rintracciabili nella tradizione new wave opportunamente rivista alla luce del Math Rock di casa Touch & Go. La peculiarità della proposta sta però nella libertà con cui i musicisti scelgono di attingere ad ogni genere musicale in modo organico dando la priorità ad un’ottima riuscita dei brani.
Come apprendiamo dalla prima intervista a Rolling Stones i quattro musicisti si conoscono in una scuola di musica dove ricevono un’istruzione professionale. Non è difficile spiegarsi il perché della perizia tecnica che contraddistingue ogni loro lavoro. Tecnica, che ricordiamo, non è fine a se stessa, ma utile a ottenere sonorità altrimenti inaccessibili.
Nello spazio che intercorre tra il primo album e Cavalcade la band pubblica:
– “Ded Sheeran”, brano in cui alimenta la propria community di meme.
– The Black Midi Anthology Vol. 1: Tales of Suspense and Revenge, album “apocrifo” disponibile in download digitale in cui i componenti recitano storie di Hemingway e Poe su lunghe jam.
– “Sweater”, una lunga traccia prevalentemente strumentale (se non per i vocalizzi di Geordie) che consideriamo tra le più alte vette raggiunte dalla band nella prima fase della propria carriera.
Cavalcade, pubblicato nel maggio 2021, si conferma fin da subito capace di soddisfare un ampio numero di ascoltatori grazie ad un’eterogeneità sonora non da tutti.
I nuovi brani nascono dal desiderio del gruppo di ottenere un sound più vario e imprevedibile rispetto l’esordio (motivo per cui questi ultimi non vengono più concepiti durante lunghe jam session). Le armonie dei brani vengono arricchite a dismisura (stando a quanto dichiarato avrebbero utilizzato più di cento strumenti differenti). Il contributo del nuovo produttore si sente ed evidenzia una svolta nel sound (mai così prog, jazz, ma a conti fatti indescrivibile) che difficilmente sarà replicabile in sede live. Per ovviare alla situazione dal vivo, l’ormai trio, viene ultimamente ampliato con un organico comprendente una sezione di fiati e synth.
È curioso come ogni brano racconti una storia di un personaggio a se stante citando spesso brani preesistenti, romanzi e figure storiche. Consigliamo vivamente di approfondire i testi e discuterne con una comunità di appassionati. C’è davvero tanto da scoprire ed è un piacere dedicargli la giusta attenzione con chi abbia voglia e tempo di farlo.
Piuttosto che raccontare nel dettaglio ogni brano preferiamo invitarvi ad un ascolto attento di un lavoro capace di riaccendere l’interesse per una musica ben suonata e ben scritta.
I Black Midi sono inarrestabili e consigliamo in aggiunta all’album l’ascolto di “Covercade”, per delineare più accuratamente loro influenze.
Ci auguriamo che col tempo band come queste possano ottenere il riconoscimento che meritano, aprendo porte a nuovi artisti consapevoli dei propri mezzi e privi di limitazioni creative.