21 Ottobre 2022
Archiviato il progetto Sons of Kemet e fresco di pubblicazione del primo album solista (Afrikan Culture), Shabaka Hutchings ritorna con il suo progetto forse più eterodosso e danzereccio: The Comet Is Coming.
Assenti dalle scene dal 2019, da quindi quel Trust in the Lifeforce of the Deep Mystery che gli aveva aperto le porte della prestigiosa Impulse! e fiondati nell’iperspazio della scena jazz/impro/sperimentale mondiale, i Comet Is Coming con Hyper-Dimensional Expansion Beam vanno a ripercorrere quei territori già calcati nei precedenti capitoli, ma pigiando ancora di più il tasto velocità smodata sulle loro plance di comando, trasformando il viaggio in un enorme dancefloor sulla Via Lattea.
Introdotto dal singolo apripista Technicolour, giusto bignamino per gettare le coordinate del trip, Hyper-Dimensional Expansion Beam spinge come mai in precedenza sull’aspetto clubber dei tre TCIC, toccando in episodi come Atomic Wave Dance e Pyramids la techno e, addirittura, la chiptune di Yuzo Koshiro e Motohiro Kawashima, fautori di una delle più iconiche soundtrack di videogiochi della storia: Streets of Rage. Sembra un Ayler sotto anfetamina, Hutchings, sparando fraseggi al limite della follia sui tappeti di Danalague e Betamax (la sabbathiana Angel of Darkness ne è un esempio) e intessendo trame e melodie preziose (The Hammer e Aftermath, su tutte), arrivando fino alla simil vaporwave di Tokyo Nights.
Hyper-Dimensional Expansion Beam è tutto quello che ci si aspettava da The Comet Is Coming: velocità, ferocia, imprevedibilità e quella sana follia che ha dagli esordi caratterizzato il trio londinese.
Un ritorno convincente e autoritario, quindi, di una band in stato di grazia da ormai diverse uscite e di un leader, Shabaka, dal ruolo sempre più centrale della New Wave of British Experimental Jazz.