WCephei wrote: ↑05 Mar 2019 09:51
ricorda un pò il dantesco: "
Lasciate ogne speranza, voi ch' intrate"
Parafrasandolo : "oh noi te l'abbiamo detto, fai quello che te pare...". La società non può fermare le persone d'altronde. Ti "offre" possibilità di fare quello che ti pare(pure di ammazzarti) e ti sensibilizza sulle scelte a disposizione. Sta a te poi valutare.
per alcuni aspetti ricorda la situazione di quella poveraccia in Kenya, Silvia, di cui si sono perse tracce: c'è "consapevolezza del rischio" (anche se per fini diversi) oppure no? Spesso non basta quando le convinzioni sono forti.
Alla fine apprezzo queste persone che vanno oltre i limiti (sia per loro stessi che per gli altri) e che sacrificano l'unica possibilità di vita che hanno (una ne abbiamo) per qualche fine "maggiore", sia esso umanitario oppure un record che può ispirare altri. Non sono episodi diversi, in un certo senso, dai quei martirii paleo-cristiani (*con le dovute proporzioni) imbevuti di coraggio,solidarietà, e un pizzico di follia e misticismo.
Purtroppo sono situazioni che puoi giudicare solo dall'esterno. Da fuori possono sembrare follie, mentre dal punto di vista di queste persone può essere un modo per redimersi, per dare una scossa alla propria vita, chissà.
Personalmente valuterei prima altre strade, compromessi...ma ripeto, to each his own.
L'alpinismo è una disciplina piuttosto recente e non sarebbe stata possibile senza l'ausilio della tecnologia. Tuttavia queste prove estreme anche anticamente presso certe culture erano alla base di riti di iniziazione per pochi eletti. Proprio la tecnologia e l'utilizzo di materiali e tecniche sempre più all'avanguardia lo ha sdoganato come sport, per inciso uno dei più belli e formanti che esistano. La scalata di un 8000 in invernale però torna ad essere cosa per eletti, cioè gente preparatissima dal punto di vista tecnico, fisico\atletico e anche economico viste le cifre astronomiche di una spedizione himalayana. Ma è ancor più dei muscoli la mente l'alleato migliore per uno scalatore. Bisogna essere mentalmente allenati per fare una cosa del genere, tanto più in quelle condizioni. C'è già una scrematura alla base tra i fuoriclasse e, per esempio, me che scalo la falesia dietro casa. Pur amando la montagna alla follia scalare un 8000 non sarebbe nemmeno nella lista dei desideri perché non rientra nemmeno più nella casistica di "superare i propri limiti" ma "rischiare la vita ad ogni passo". Detto che secco ci puoi rimanere per una sequela di motivi lunga così su ogni sentiero montano. Avere una mente da 8000, a mio avviso, prevede che si abbia un corpo da 8000, cioè una coacervo inestricabile di tenacia e allenamento che non è comune. Per allenarsi a diventare alpinisti la passione deve spingerti ad allenarti almeno 3 volte la settimana e...chi se lo può permettere? Recentemente ci sono molti luoghi adibiti all'allenamento boulder e alpinismo indoor\sportivo per chi vive in città. Ma non è la stessa cosa. Farlo con ghiaccio, neve, a temperatura svariate decine sotto lo zero, con rischio di valanghe e distacchi di seracchi e respirando a malapena è oltre il masochismo. Tuttavia ci sono persone che possono superare i loro blocchi interiori solo scalando enormi blocchi (di granito e ghiaccio) esterni. Li posso capire. Però ecco oltre a quello devi avere anche un fisico della madonna.
Nel caso di Nardi ho la mia opinione da esterno che ha seguito non solo questa vicenda ma anche la querelle con Simone Moro e Alex Txicon sempre sul Nanga Parbat qualche anno fa. In quella occasione Txikon, Moro e Tamara Luger insieme ad un paio d'altri avevano unito le spedizioni per raggiungere la vetta del Parbat per la prima volta in invernale. Stiamo parlando della stessa faccia sul versante Diamir in cui è ora disperso Nardi, che pure lui faceva parte della spedizione di Moro. Vi risparmio i dettagli ma in pratica sia Moro che Txicon non vogliono più scalare con Nardi. Un altro climber presente, tale Ali Sapdara gli dice apertamente: tu non sei buono a scalare quest'anno, alludendo probabilmente alla scarsa forma psico-fisica di Nardi. Moro gli rimprovera di essere più attento ai social che a scalare e Txicon, come è giusto che sia in questi casi tra vita e morte, lo sfiducia. Al che Nardi prima inscena una finta caduta, poi si mette a seminare zizzania nel gruppo (registrando le conversazioni fuori dalle tende, robe da sociopatici) e infine lascia il campo senza pagare nulla. Questa è la versione di Moro, Luger, Txicon e Sapdara. Nardi ovviamente ne ha un'altra differente. La spedizione poi avrà successo e sebbene evitando accuratamente lo sperone Mummery, Moro e Txicon raggiungeranno la vetta mentre la Luger si fermerà a poche decine di metri completamente distrutta.
Questo per dire che Daniele Nardi, scalatore eccellente senza ombra di dubbio, potrebbe aver preso il Parbat più che per passione per ossessione e per senso di rivincita. Cosa che in montagna costa cara. Che fosse una persona attenta più attenta ai social che a scalare come sostiene Moro non sta a me giudicarlo, certo è che in uno sport costoso e completamente sorretto dagli sponsor anche la visibilità ha un rilievo. Non vorrei che questo pensiero lo condividesse persino Alex Txicon che sta correndo con i droni dal K2 per trovare qualche traccia di Ballard e del suo ex compagno di scalate.
Questo solo per dire che ognuno può avere la propria idea sugli sport estremi ma poi sono anche importanti i processi personali. Non si può generalizzare dicendo "se l'è cercata" o al contrario santificandolo.