Tim Hecker – Anoyo

Tim Hecker – Anoyo

Mentre abbiamo ancora nelle orecchie il suono futurista e di ispirazione nipponica del recente Konoyo, Tim Hecker ci offre con lo speculare Anoyo ulteriori 35 minuti di musica registrati presso il tempio Kanzouin di Jiunzan Mandala, nella periferia di Tokyo, e allunga così l’esperienza di quello che sembrava un episodio isolato della sua discografia. Non ci è dato di sapere se queste 6 tracce siano di nuova produzione o risalenti allo stesso periodo delle registrazioni di Konoyo, ma per quanto si tratti di un lavoro differente, meno abrasivo e dai toni dimessi, rimane invariato il fascino che l’artista canadese riesce a creare senza l’ausilio di alcun immaginario figurativo. Neanche la copertina del canonicamente scarno artwork riesce ad aiutarci: questa musica meriterebbe di essere ascoltata e osservata dal vivo, a costo di farle cedere un po’ del mistero di cui è portatrice sana. 

Dobbiamo infatti andare a ricercare le informazioni essenziali per capire come nasce questa roba, in cui oltre al solito Hecker, troviamo anche un’ibridazione fra sintetizzatori e strumentazione reale/analogica che identifica e renderà facilmente riconoscibile questo’opera rispetto al resto del suo catalogo. L’albo è stato infatti messo in piedi assieme a Motonori Miura (che soffia lo hichiriki), Fumiya Otonashi (shō, altro strumento a fiato, sorta di organo a bocca), Yoshiyuki Izaki (uchimono, ovvero un tamburo integrato a un tonneau) e Takuya Koketsu (Ryuteki, il flauto traverso nipponico), quartetto altrimenti dedito al gagaku più tradizionale.

Anoyo non è un’appendice di Konoyo – che invece raccoglieva un’intera ora di musica – ma un suo satellite, in cui accadono meno cose e da dove provengono segni di vita primitivi, ancestrali, impossibili rispetto alla modernità del futuro in cui sono stati emessi. Potrebbe essere questa la musica antica e folkloristica che troveremo fra cinquecento anni in Giappone.

Abbiamo seguito il percorso di Hecker negli ultimi quindici anni (ricordate il tour italiano di ISIS e Jesu nel 2005, con Tim in maschera ad aprire le danze?), e a prescindere da ciò che sostiene parte della critica internazionale, avevamo un po’ perso interesse per la sua produzione nel post-Virgins. I due tomi registrati in Giappone hanno per noi ridato credito a un artista che, quali siano le sorti del genere drone, potrebbe aver qualcosa da dire anche nel prossimo decennio.