Lungo la Ruta de la Plata: diario di un pellegrinaggio laico

I significati del pellegrinaggio laico

Settesettembre, consonanze gregoriane. E’ questa la data d’inizio del mio primo pellegrinaggio laico in terra Ispanica. La Ruta de la Plata è un percorso lungo circa mille chilometri che serpeggia parallelo al confine portoghese: da Siviglia a Santiago de Compostela. È un itinerario più solitario rispetto al notissimo Camino Francés (la cui filmografia documentaristica supera persino le agiografie hollywoodiane su S. Jobs) ma non per questo meno affascinante, sebbene più faticoso (il più probante rimane quello del Norte con dislivelli da Alta Via su distanze di tappa notevoli).
Da dieci anni rimando l’impresa, in attesa delle motivazioni e dei significati opportuni.
Uno di questi rimane intimo e non lo posso rivelare, ma altri ne vorrei lasciare come suggestioni per quanti provassero il desiderio di mettersi in marcia.

– Di recente ho perso mia nonna. Aveva 93 anni. E uno penserà: Sticazzi! Nessuna falsa retorica italiota: non la vedevo da mesi. Non ero in grado – ne’ mai lo sarei stato – di affrontare l’agonia di una persona che mi ha cresciuto. Posso solo dire che è come se ti strappassero una radice da qualche parte.
Questo glielo devo.
– Variare il ritmo circadiano: i cicli sovrapposti di vita che meniamo, spesso incatramati nel vizioso tempo lavorativo, vanno cambiati di tanto in tanto. Camminare dalle 5 alle 7 ore al giorno è quella che potremo definire una terapia d’urto: allentare l’alienazione da informazione passiva nell’individualità passivante (ossia virtuale); tenere sotto controllo le esigenze biologiche; avere sempre davanti a se’ il proprio limite come carrube per gli asini; de-tecnologizzarsi fino al punto di voler chiedere aiuto e quindi aprirsi al prossimo.
– La metafora dello zaino di pietre da riversare lungo il cammino a simboleggiare la perdita del passato ingombrante è calzante. Camminando non si pensa ad altro che a camminare e anche se la mente vaga libera non si può lasciar mettere all’angolo da qualche fantasma, che ritorna solo come rigurgito acidulo.

Il sistema arterioso del cuore galiziano.

Dati tecnici

– Il cammino de la Plata parte da Siviglia (Andalusia) e attraversa altre tre regioni ibere: Extremadura, Castiglia y Leon e Galizia. Oltre alla capitale andalusa le città importanti toccate sono Mérida (Emerita Augusta), Càceres e Salamanca (la celtica), dove porrò un fiore ai cancelli dell’Estadio Helmàntico in onore dell’Unìon Deportiva: gloriosa società fallita nel 2013. A Granja de Moreruela la strada maestra si biforca che mancano ancora 350 km alle ossa del Santo. La si può continuare sino ad Astorga incrociando il Camino Francès, oppure la si devia alla manca verso la selvaggia Sanabria (propenderò per questo, gambe permettendo). Il mio consiglio ancor prima di partire è non fermarvi a Santiago e prendervi ancora qualche giorno per Finisterre.
– Bisogna essere allenati. Sebbene la Spagna sia – incredibilmente – una delle regioni più montuose d’Europa, la Via de la Plata implica dislivelli modesti, almeno sino all’aggancio con il cammino sanabrese. La ricetta è molto variabile e dipende dalla vostra preparazione di base ma non è la stessa cosa che fare palestra: qui meno pesate e meglio è. Se non siete sportivi tenete conto almeno 3 mesi di preparazione a intensità crescente, pena riuscire lo stesso nell’intento ma soffrendo.
– La leggerezza è un fattore importante. Lo zaino non deve superare i 15-18 kg, dopo 20 km vi sembrerà un macigno in ogni caso. Quindi munirsi dell’essenziale: la guida (che è scaricabile sullo smart) e un libro. Ho scelto Thomas Pynchon – L’Incanto del Lotto 49: short but pointless.
– Spesso vale la regola del tre: tre ricambi per ciascun indumento base. Due borracce; una giacca antivento e antipioggia; scarpe da trekking basse; sandali da trekking; ago, filo e cerotti (quelli classici); un antibiotico generico e, fondamentali, tappi per le orecchie. Il sacco a pelo è controverso: molti dicono che negli hostales non serva. E’ ingombrante ma sensato portarselo. Lo zaino da 40 litri, ma ne bastano 35.
– A piedi ci vogliono circa 40 giorni, in bicicletta la metà. Essendo un’esperienza intensiva richiede quindi del tempo e richiede che si sia coordinati con questo tempo che spesso deve ascoltare le esigenze corporee. Per comodità lo si può dividere in due manche: da Siviglia a Salamanca e il resto in un secondo momento.
– Le tappe sono estensibili (a parte qualche tratto di nulla in Extremadura) e soggette a deviazioni (soprattutto per la costruzione di nuove strade) e offrono, lungo il tragitto, la possibilità di alloggiare in appositi albergue de peregrinos a basso impatto economico. Se siete in grado di adattarvi si possono spendere meno di 25 euro al giorno vitto, alloggio e tabacco masticabile inclusi. In qualche – sempre più raro – caso il pellegrinaggio viene preso letteralmente e realizzato solo grazie all’altrui generosità. La credenziale di San Giacomo – reperibile presso la Confraternita Italiana – o direttamente in loco, vi spalancherà le porte dello slow (and cheap) journey.
– Come residuo archeozoico di natura mistica il cammino andrebbe calpestato da soli, al massimo in coppia (ma non sarà la stessa cosa). Rimanere avviluppati nelle dinamiche di gruppo in un’impresa liberante la trovo una pessima idea. Non è per turisti ma da viaggiatori.

Diario di viaggio. 

Associare le suggestioni musicali (grazie a Daniele e a tutta la redazione per la selezione di album da viaggio…) alla geografia dei luoghi, non solo colonna sonora in sinestesia, ma mezzo per comunicare sensazioni difficilmente verbali. Qualora se ne paleserà l’occasione lavorare con la potenza dell’immagine sonora immersa\in contrasto con l’immagine paesaggistica e quale concatenazione poetico-noetica potrà scatenare. Sì, insomma, un esperimento. Prometto che sarò bre.