The Italian Report N. 1

L’AUTUNNO CALDO DELL’INDIE ROCK ITALIANO

Iniziamo ufficialmente col nuovo formato che da oggi caratterizzerà il nostro viaggio alla scoperta del meglio della musica indipendente del Belpaese. Per fortuna di chi scrive, questo autunno si è rivelato molto ricco di uscite di primo piano e la carne messa al fuoco è stata davvero molta: anche se non sempre le attese della vigilia sono state rispettate, gli spunti degni di nota alla fine non sono mancati.

Ecco quindi a voi una prima selezione di dischi ai quali vale la pena dare almeno un ascolto…

Nicolò Carnesi – Bellissima noia
Il capelluto cantastorie palerminato si ripresenta sulle scene con un album che fin dai primi ascolti appare molto più maturo e vario del pur apprezzabile predecessore, nel quale il concetto di pop viene declinato in tutte le sue possibili accezioni, dal cadenzato ritornello di “Lo spazio vuoto”, passando per i rintocchi di pianoforte di “Fotografia”, fino alla dimensione maggiormente intima e acustica di brani come “Comunichiamo male”. Vertice assoluto del disco e perfetta conclusione dello stesso l’onirica “M.I.A.”, una lunga suite “spaziale” di quasi dieci minuti in cui Carnesi riflette sull’amore e su come spesso lo stesso risulti effimero ed illusorio. Un’artista che senza dubbio meriterebbe maggior visibilità, immerso nel suo tempo, (quasi) mai banale, che dà la giusta importanza alle parole da usare e mostra apertura verso qualsiasi tipo di sonorità. VOTO 72


Dente – Canzoni per metà
Pubblicato per Pastiglie, la sua etichetta discografica, Canzoni per metà, sesto album in studio di Giuseppe Peveri, in arte Dente, rappresenta la quintessenza della creatività e dell’opera di questo artista emiliano di culto: amori finiti male, lune storte, giochi di parole, voce lenta e malinconica, accordini e un pizzico di elettronica minimale. Nessun grado di evoluzione, direbbe qualcuno. L’album, che sembra voler chiudere un ciclo iniziato dieci anni fa, si rifà molto al primo Dente, quello voce e chitarra, quello delle canzoni naif e brevissime, seppur con meno urgenza espressiva ma con molto più mestiere. Forse troppo. Canzoni per metà, nonostante queste premesse è tuttavia un album riuscito e sincero, composto da venti canzoni, molte delle quali davvero brevi, senza ritornelli, arrangiato al minimo, che ai fan di Dente piacerà moltissimo. Invece, chi lo ha sempre ignorato, o peggio, detestato, avrà ancora più ragioni per farlo con convinzione.  VOTO 70


Iosonouncane e Verdena – Split EP
Cosa accomuna un cantautore sardo di nicchia e la più importante rock band italiana attualmente in circolazione? In realtà molto più di quanto a prima vista potrebbe sembrare, in primo luogo l’amore dichiarato per la psichedelia e certe atmosfere soffuse. Quattro brani – due tratti da Die, capolavoro di Jacopo Incani, e altrettanti ripresi da Endkadenz, ultima doppia fatica della formazione bergamasca – per poco più di venti minuti di musica, in sè non epocali, ma importanti proprio perchè dimostrano quanto vicine siano due realtà artistiche in apparenza inconciliabili. La storia d’altra parte lo insegna: quasi sempre quelli bravi prima o poi finiscono sempre con l’incontrarsi. VOTO 67


The Giornalisti – Completamente sold out
Dopo i riscontri più che positivi di Fuoricampo (2014), album grazie al quale hanno avuto la possibilità di girare per lo stivale in tour come gruppo spalla dei Verdena, i The Giornalisti tornano con un disco fresco e orecchiabile, che si candida a diventare uno dei casi discografici dell’anno. Per chi scrive, la musica di questi ragazzi è infatti tra i migliori esempi in circolazione di pop “intelligente”, legato indissolubilmente alla tradizione italiana – quella dei Lucio Dalla, dei Venditti e degli Stadio più ispirati – ma al tempo stesso capace di distinguersi dalla massa e tenersi alla larga da banalità e luoghi comuni. Brani “a presa rapida” come “Completamente” o “Tra la strada e le stelle”, avrebbero tutte le carte in regola per diventare autentiche hit da stadio. VOTO 74


Zen Circus – La terza guerra mondiale
La formazione capeggiata da Andrea Appino, che pure nei propri recenti lavori da solista ci ha favorevolmente impressionato, mostrandosi songwriter solido e ispirato, ancora una volta si conferma irrimediabilmente prigioniera dei soliti cliquè. La terza guerra mondiale è un disco leggero e innocuo, che sicuramente divertirà i fan della prima ora e contribuirà ad accrescere la popolarità della band pisana tra gli ascoltatori più giovani, ma privo di episodi autenticamente memorabili e incapace di graffiare come sarebbe lecito attendersi. L’ennesimo compitino/occasione persa da parte di musicisti che potrebbero fare molto di più se solo volessero. Un autentico peccato. VOTO 62

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