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by Messer Dino Compagni » 02 Sep 2020 12:02
Una sospensione sul giudizio qualitativo mi sembra appropriata. E comunque questo forum, per quanto eterogeneo, non rappresenta un campione sufficiente per trarne conclusioni (non penso ci sia nessuno nato oltre il 1999). Tra l'altro l'etichetta "pop" comincia a diventar confusa anche rispetto ad un passato prossimo. Cos'è pop oggi? Ci stanno anche la trap e il reggaeton con l'etichetta di popular?
Storicamente i forumisti della prima ora sono stati la prima linea di questo passaggio generazionale. Riempiendo di contenuti ciò che prima veniva collezionato o sbocconcellato un solo luogo a portata di click. Prima attraverso le informazioni e poi passando direttamente il contenuto visivo e musicale. Se ci pensate la voracità dell'enciclopedia dell'internet ha quasi immediatamente fagocitato la parte più vendibile (e più debole) della music industry: l'immagine, il videoclip. Neanche il tempo di provare l'ebbrezza della moneta unica che MTV era archeologia e il videoclip è diventato corollario dell'identità artistica, se vogliamo del booklet stesso. In seguito i supporti digitali hanno spezzato la continuità dell'ascolto e il genere è diventato una categoria utile per lo shuffle e gli algoritmi delle app. L'utilizzo massiccio dell'elettronica ha anche spostato l'asse percettivo rispetto all'artista. Non è più la band l'epifenomeno di un certo modo di intendere la musica live. Proprio ieri sera mi rivedevo su YT alcuni concerti grunge dell'epoca: Nirvana, PJ, Soundgarden, Alice in Chains, STP, RATM etc. Praticamente metà di quell'oceano di gente stava nel moshpit. Come minimo adesso ti sedano col taser al primo accenno di aprire la birra con l'accendino (Tool docet). E non che il dj non sudi, sia chiaro, ma è proprio un tipo di esperienza diversa e relative droghe diverse...
Distrutto il supporto (cd) mi sarei aspettato che anche l'idea stessa di "album", ovvero collezione di canzoni che per tematiche, tempistiche e stile sono contigue e vengono selezionate attraverso una tracklist decisa dall'artista, mutasse. E invece pare che anche per l'edonista di elettronica si rimanga in un nucleo creativo che ha bisogno di un'omega a chiudere l'alfa. Il concept, quindi, rimane ancorato all'ego dell'artista. Altra cosa da tenere in considerazione è che l'inglese, per chi come me proviene dagli anni '80, lo abbiamo imparato per gradi mentre oggi è una realtà consolidata nonché la lingua essenziale di internet. La cultura anglo-statunitense già stabile nella dieta di ogni bambino italiano sin dagli anni '60, è ora sovrapposta alla cultura di massa dominante, tanto da non esser più distinguibile. Quindi la trasmissione verbale è molto più diretta e comprensibile e diventa una ulteriore divisione rispetto a me come ascoltatore. Per me in una canzone sono importanti i suoni, le melodie, i timbri, i tempi e solo in un secondo momento mi metto ad ascoltare il contenuto verbale. Per un ascoltatore di hip-hop questo processo sinaptico è del tutto invertito. Sotto, in genere, una base che gioca sì coi suoni ma soprattutto i volumi e sopra il vero strumento musicale: le parole. C'è del genio, bisogna ammetterlo, ma non è sempre facile compiere questo salto per coglierne la complessità, o meglio, la profondità. Il ruolo sociale di musica di denuncia il rock l'ha decisamente lasciato in mano al rap/hiphop.
Succede meno nella musica elettronica dove la voce non è più il centro melodico del brano, ma un compendio, un altro suono aggiunto. Inutile negare che il ruolo sperimentale del rock è stato preso dall'elettronica ma è altrettanto inutile negare che il ruolo emotivo del rock non è stato sostituito. Trattandosi di due linguaggi diversi e sospendendo il giudizio generale (sarebbe come chiedersi se è meglio il russo o il finlandese), si può senz'altro inferire che l'intensità del rock anni '90 e inizio '00, ma anche la stessa idea che esistessero "scene musicali" come quella di Seattle, fanno parte di un'epoca con premesse non più attuali, anche a livello psicologico. Direi che persino le tematiche di denuncia in tempi così cinici renderebbero anche dei novelli Pearl Jam dei Nickelback di turno. Non che non si possa tornare a momenti più analogici ed istintivi ma se vogliamo un capro espiatorio siamo pure noi ad essere cambiati. E questo cambiamento prevede anche una certa quota di "mi sono lasciato vivere" e di "non ho avuto il coraggio di fare certe scelte". Vale per noi, vale per gli artisti mai diventati tali.
Ci sono due ambiti ancora liberi dallo scientismo burocratico che è ciò che soppianterà la democrazia vecchio stampo: morale ed esperienza spirituale. La prima pervade il come vuoi vivere la tua routine quotidiana della tua vita. La seconda regola le esperienze che vale la pena vivere (ed esserne consapevole). Come direbbe Maynard: non sprechiamo tempo.
Ruin has come not in fire nor in ashen rain
Only in turgid silence, hangin', flayed.
Try to lull us in before the havoc begins into a dubious state of serenity
Acting all surprised when you're caught in the lie
It's not unlike you