Non è complicato capire che questo sia un ritrovo per persone dotate di una certa sensibilità nei riguardi dell’arte. Rock e dintorni hanno una vena certamente più poetica e carica emotivamente rispetto a nuove ondate come trap e reggaeton, che soffrono di un problema non da poco: non è mai uscito un capolavoro nel genere, checché se ne dica. Detto ciò capisco il vostro dubbio verso certe espressioni che proprio non vi toccano, dunque qui ci troviamo sulla stessa lunghezza d’onda. Non sono un’entità astratta che riesce a commuoversi mettendo su un disco di J Balvin, eppure scavando più a fondo qualcosa di buono viene fuori anche attraverso determinate sonorità.
Ci ho messo un paio d’anni per trarre conclusioni simili, non vedo come voi, cresciuti a pane e Sonic Youth, possiate istantaneamente capire questo nuovo linguaggio tanto ostico anche a chi, come me, ci convive dall’adolescenza.
Nel post precedente sono stato un po’ vago, mettendo quasi in dubbio la vostra apertura mentale; ragazzi, ma quando mai, siete quanto più di larghe vedute un ascoltatore possa essere.
La situazione tra coetanei è piuttosto complessa, perché da un lato provo a difendere chi ha a cuore l’esperienza d’ascolto, dall’altro mi cadono le braccia nel vedere osannato tanto di quel pattume che voi non avete idea.
Concetto quasi sempre vero, ma anche qui conosco qualche eccezione, che per ovvi motivi sarà sempre più legata al genere con cui è cresciuta, un po’ come avviene nel nostro caso.
Per comodità avrei potuto tranquillamente schierarmi con la maggioranza e dire che la scena attuale, specchio di quest’epoca così apatica, non ha niente da dire e che le speranze vanno riposte nei dinosauri del rock. Sarò il primo a sentire un nuovo lavoro di band scoppiate da anni e anni, per puro legame affettivo, ma chiudere talvolta la porta in faccia alle nuove leve non mi pare giusto; in fondo ho vent’anni, se facessi adesso questo ragionamento mi ritroverei sui trenta ad essere un nostalgico... anche no.