Registi del Sol Levante

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Shaun
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Re: Registi del Sol Levante

Post by Shaun » 05 Jun 2010 17:22

Avvertenza: sarò prolisso, pedante, noioso. Poi non dite che non vi avevo avvisato. Lascio Stephen Chow da parte un attimo, lo riprendo alla fine magari, ma ci sarebbe così tanto da dire su di lui che ho paura sia di non esserne in grado che di diventare ancora più noioso. Poi decido, dai.

Comincio dal paragone Kitano/Ki-Duk, perché sentirmi dire che Ki-Duk è superiore mi fa chiedere automaticamente: ma si conosce Kitano? Si sono visti tutti i suoi film? Mica c'è solo Dolls, o la Yakuza o la sua partecipazione a Battle Royale. C'è Kikujiro, c'è A Scene at the Sea, c'è Zatoichi, c'è Getting Any?, c'è la trilogia autobiografica degli ultimi anni, surreale, tragicomica, autoironica. C'è il Beat Takeshi uomo di spettacolo e comico. Ha fatto così tanto di importante per il cinema orientale, sbagliando poco e osando strade diverse, che il paragone con Ki-Duk finisce sul nascere. Colpa mia che l'ho messo in mezzo. Kitano è una summa di stili e di studi. E' di un'altra caratura proprio. Tarantino può solo sognarseli di notte certi passaggi di Kitano, e absent probabilmente sa cosa intendo. Kitano è intellettuale quando vuole, popolare quando gli pare, entrambi quando se la sente. E' eclettico, poliedrico, sa essere misurato ed esagerato senza rinunciare mai al suo ventaglio di stili. Ki-Duk è poesia in diversi frangenti, ma è molto intellettualoide in altri, ultime opere in particolare. Sbrodola anche, come in The Isle quando si riduce alla violenza sugli animali, fine a se stessa, cosa che commette anche in una scena fin troppo lunga di Primavera. Gli riesce raramente un dialogo tra i personaggi oltre ai silenzi e ai movimenti e che non finisca nel patetico come in Time. E' poetico, Ki-Duk, ma limitato. Per questo il paragone con Lynch calza: nessuno nega che siano grandi registi e abbiano fatto grandi cose, ma puntano troppo in alto e troppo spesso, probabilmente; mancano di umiltà, e sbagliano con troppa facilità quando cercano di spostarsi/rinnovarsi. Ad entrambi, io ormai torno sempre meno, pur avendo legato bei momenti alle loro opere. Non è un difetto che piaccia agli occidentali, semplicemente a me certe soluzioni più vicine all'occidente sono sembrate nella maggior parte dei casi compromessi per piacere a tutti i costi, forzature. C'è modo e modo di strizzare l'occhio all'occidente, praticamente ogni regista che nominerò poi lo ha fatto più volte, con risultati alterni s'intende.

Passiamo ad altri registi che meritano più attenzione di quella che hanno da noi e che io, personalmente, preferisco a Ki-Duk non tanto per i temi trattati, spesso diversissimi e comunque sicuramente più diversificati, quanto proprio come regia. Ah, a me dell'horror asiatico importa sempre meno, per cui non troverete Miike ed altri che, magari con successo, hanno contribuito al genere con dichiarati capolavori.

Lee Yoon-ki, per restare in Corea, ha fatto My Dear Enemy recentemente. Guardatelo. Ora.

Apichatpong Weerasethakul, dalla Thailandia, quest'anno ha vinto a Cannes. Di lui conosco poco, per cui non ne parlerò molto, ma ripasserò quando avrò approfondito. Intanto segnatevelo.

Tsui Hark non l'avete preso in considerazione, mi sa. A parte ridare vita al cinema di Hong Kong alla fine degli anni '80, guardate cosa ha fatto con Green Snake, con Peking Opera Blues (e qui partirebbe un discorso pure su Farewell My Concubine di Chen Kaige, che ha pure fatto il bellissimo Together), con The Blade, con All About Women, con Shanghai Blues, con Once Upon a Time in China. Ha fatto cazzate, eh, per certe cose andrebbe proprio picchiato duramente (Double Team? Dai, cazzo!). Era un po' fuori dal giro dei grandi, fortunatamente si è ripreso con All About Women. Si muove ovunque: arti marziali, opera, dramma, guerra, commedia, erotismo. Da riscoprire assolutamente.

Johnnie To, e con lui la Milkway, è incredibile per quantità e qualità di film prodotti. To passa come se niente fosse da The Mission, che prende a calci Michael Mann, a Throw Down, e poi ti tira fuori Running on Karma e capisci che ormai fa quello che gli pare. Ha reinventato il noir orientale, ha riscoperto - e fatto riscoprire - il judo e ha narrato una coinvolgente vicenda sul karma e ciò che lo muove e ne consegue con un mix molto equilibrato di giallo-commedia-dramma. E' tra i migliori dei contemporanei.

Soi Cheang ha fatto Love Battlefield, Dog Bite Dog e Accident. Dog Bite Dog per me supera come potenza tutta la trilogia della Vendetta, se non ti viene un groppo allo stomaco mentre lo guardi sei di pietra. Provate i tre che ho nominato.

Per ora questi. Pian piano arriverò con altri nomi, lasciatemi il tempo di lavorarci perché era da anni che il cinema non mi appassionava tanto quanto questo recente tuffo nel Far East.


Ah, dimenticavo: Stephen Chow.
Per ora mi faccio bastare queste parole, che traggo da una recensione illuminante di Michele Senesi e che faccio mie, poi magari ci tornerò:

C'era una volta il buffone di corte e il genio. Il buffone di corte era un ragazzino che scorazzava per i set, con una passione per le arti marziali e una notevole attitudine al cinema. Qualche film timido e serioso, poi una sfilza di commedie, diretto da altri all'inizio fino a divenire regista di sè stesso e in breve il mago degli incassi, campione incontrastato della commedia hongkonghese. Magari era sconosciuto all'estero vista la sua ironia di matrice prettamente locale, era considerato un comico un pò così, popolare, con uno stile variabile tra il grossolano e il geniale ma sempre divertente. L'unico suo film vagamente noto era uscito nel mondo tagliato e in Italia aveva avuto l'onore di essere doppiato dai nostri calciatori preferiti. Il suo nome era Stephen Chiau. C'era poi il genio cinese, un autore di film intellettuali e socialmente profondi, seriosi, spesso intimisti, noto all'estero e vincitore di festival in tutto il mondo, probabilmente il maestro per eccellenza del cinema cinese. Non faceva molti soldi magari, ma era un autore, millantato da tutti gli intellettuali del globo. Il suo nome era Zhang Yimou. Ad un certo punto entrambi decisero di fare film di arti marziali; Kung Fu Hustle il primo e Hero e La Foresta dei Pugnali Volanti il secondo. C'era una volta il genio e il buffone di corte.
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Re: Registi del Sol Levante

Post by :adamasio: » 06 Jun 2010 12:21

Su Duk il tuo discorso ci può stare. Non sono così eccitato da Kitano tanto quanto lo sei tu, però, e ho visto più di un film.
Cioè, per me milanese Kitano dice poco rispetto a quanto possa dire ad un giappo. Duk invece già riesce a parlarmi di più.
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Shaun
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Re: Registi del Sol Levante

Post by Shaun » 06 Jun 2010 13:01

Un altro regista che merita attenzione è Sion Sono. Un po' pazzo, è un poeta, in verità, ma non conosco la sua produzione letteraria.
Love Exposure non è un film normale:

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Re: Registi del Sol Levante

Post by absent friend » 06 Jun 2010 17:01

Running on Karma, che a quanto pare sarebbe quello che più si adatterebbe ad un confronto con Kim, non l'ho visto e il torrente ha poca acqua.

Per il resto, stiamo parlando per lo più di giganti del cinema, soprattutto Kitano e Tsui Hark. Già solo il fatto che in una discussione competente siano accostati i nomi è già qualcosa. Infatti, dopo i numerosi premi ricevuti nel West, Kim sembra passare un periodo di revisionismo critico. Insomma non piace più o forse non è più di moda. Cosa che non è successa per Kitano, che, giustamente, per carità, è ancora sulla cresta dell'onda. tuttavia, anche kitano ha avuto un successo occidentale non equilibrato da quello giapponese, ma forse ha una fruibilità in più, rispetto a Kim, che gli assicura una certa continuità nella nomea.
Kitano, però, trovo sia precisamente, come dice Galbraith, l' idiot savant del cinema giapponese. Un qualcosa di sicuramente fuori dall'ordinario, ma mai totalmente a fuoco... Mi è difficile paragonarlo a Kim: con Kitano pure nei suoi film profondi ci fa scappare quasi sempre la risata, o un momento di leggerezza, e mi riferisco a kikujiro, a zatoichi o a hanabi (qui è la violenza che alleggerisce), dolls, che invece di momenti esilaranti ne ha meno (a parte la coppia di sfortunati pescatori), non lo trovo così pregnante, così ficcante come il resto della sua filmografia, che però segue altre modalità. Non vorrei poi che una parabola religiosa come quella di Spring.. venga giudicata banale e Dolls invece una roba ultra innovativa. Voglio dire, il giappone ha una tradizione gigantesca di parabole amorose, legate con la morte (Vedere Ihara Saikaku) Non è un film geniale, secondo me. È solo un ottimo film.
Per carità, non voglio dire che un opera sia di valore solo se ha un corposo/impenetrabile sostrato culturale, altrimenti Sergio Leone sarebbe un pirla. Allo stesso tempo un becero volgarone come Miike, che ha fatto fin troppe collaborazioni con Kitano, a mio parere potrebbe darsi all'ippica. Con una 50ina di film in 13 anni, quelli buoni si contano su una mano. Con tre dita forse. Ma su questo vedo che siamo d'accordo.

E non riesco assolutamente a fare un paragone di valore assoluto tra Chow e Kim. Mi suona come un paragone tra i Kyuss e Mahler.

Il paragone con cui potrei fare un passo indietro sarebbe con Kurosawa, Ozu, Mizoguchi (Gli amanti crocifissi). Con i grandi registi moderni, non voglio dire che Kim sia il non plus ultra, voglio dire che ha tanti pari e pochi superiori
Soi Cheang ha fatto Love Battlefield, Dog Bite Dog e Accident. Dog Bite Dog per me supera come potenza tutta la trilogia della Vendetta, se non ti viene un groppo allo stomaco mentre lo guardi sei di pietra. Provate i tre che ho nominato.
Ho visto dog bite dog. È un bel film, la violenza è tanta, il finale non è così brutto come ho letto in giro. Ma dov'è il pensiero, dov'è il motivo? La vendetta di Park, è un buon pretesto per un film d'azione, per un film violento. Un film violento che ha come pretesto la violenza, è un po' autoreferenziale :)


PS: quella scena di the isle non è scusabile, ma il resto è un gran bel film eh, attenzione.
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Re: Registi del Sol Levante

Post by Shaun » 07 Jun 2010 17:07

Ho capito il tuo punto di vista, allora. (intendo su Kitano e Ki-Duk)
Mi sa che Running on Karma non ti convincerà, ma spero di sbagliarmi perché, con Mad Detective (che ancora devo recuperare, però), rappresenta una piccola svolta interessante per la Milkway.

Su Chow mi spiace non riuscire a convincervi. Per me con Kung Fu Hustle è andato oltre tutto e tutti, per cui sono un po' di parte e un giorno spero poter spiegare meglio perché questo è un film rivoluzionario e insuperabile. Sta ai 2000 come The Blade ai '90, ecco. Più o meno.
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Re: Registi del Sol Levante

Post by Shaun » 08 Jun 2010 14:20

Sto anche cercando alcune letture sull'argomento, in caso vi faccio sapere. Se avete consigli, metteli qui.
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Re: Registi del Sol Levante

Post by Shaun » 14 Jun 2010 09:56

Ieri ho visto Ashes of Time di Wong Kar-Wai. L'edizione Redux, quella originale non riesco a recuperarla. Tuttavia, sono ancora senza parole. Oltre, veramente oltre.
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Re: Registi del Sol Levante

Post by Shaun » 24 Jun 2010 11:29

Tsui Hark - La selezione di Shaun

Considero Tsui Hark uno dei più grandi del Cinema di tutti i tempi, per cui mi sembra doveroso dare qualche linea guida per approcciarne la carriera. Tra regie e produzioni ha rivoluzionato almeno un paio di volte il cinema di Hong Kong, e il suo stile è arrivato ad Hollywood in diverse occasioni. L'ho sentito paragonato allo Spielberg migliore, ma è troppo riduttivo e impreciso come confronto. E' imprescindibile Tsui Hark, almeno se si vuole parlare con cognizione di causa di cinema asiatico.

Poiché è troppo vasta la sua filmografia, soprattutto se consideriamo regie e produzioni, provo a fare una selezione veloce, per quanto possibile breve, di alcune opere fondamentali per iniziare a conoscere Tsui Hark. Poi, possiamo andare avanti a parlarne se volete, ma cominciando di questi ci si può fare un'idea sul cinema di Hark. Via:

Peking Opera Blues (1986)
Geniale omaggio all'opera teatrale cinese: azione, commedia, dramma, mistero. E' un bignami della sua poetica, uno dei suoi capolavori. Guardate questo dopo aver visto Farewell My Concubine e avrete i migliori film moderni sull'opera cinese. E basta.

A Chinese Ghost Story (1987)
Sono tre film in verità, ma provate il primo. Se non vi piace, lasciate perdere i seguenti. E' un fantasy pieno di trovate sensazionali, va nell'horror per tornare all'avventura, ci scappa la gag simpatica e la citazione immancabile quando meno te l'aspetti. Se superate la prova con questo, poi vi tocca Green Snake, la versione fantasy-lynchana di Tsui Hark: io lo amo, ma può facilmente non piacere.

Once Upon a Time in China (1990)
Cinque film, neanche tutti suoi a dir la verità, io consiglio sempre i primi due. Come per A Chinese Ghost Story, se non vi piacciono i primi due difficilmente potete andare avanti. Jet Li ai massimi livelli, scene di azione che hanno fatto la storia con acrobazie strepitose. Once Upon a Time in China è una saga epica, storica, profondamente radicata nel folklore cinese. Puro intrattenimento, ma fatto con grande classe.

The Blade (1995)
Ok, vediamo se riesco a limitarmi nell'uso di superlativi. Questo è il mio film di Tsui Hark, è la sua poetica all'ennesima potenza. Ha 15 anni, ma non li sente proprio. Sarebbe un remake, ma Tsui stravolge le cose e si inventa una regia pazzesca e frenetica, con coreografie fuori dalla norma e una musica indimenticabile. Bisogna conoscere un po' di storia del cinema di Hong Kong per coglierne tutte le finezze, ma vale ogni approfondimento. Non separatemi mai da questo film, per favore. E non istigatemi, altrimenti come per Kung Fu Hustle di Chow non la smetto più. The Blade da un lato, Ashes of Time di Wong Kar Wai dall'altro: e il genere wuxia è a posto.

Seven Swords (2005)
Non sono un fan di questo film, ma essendo uno dei suoi più grandi successi commerciali è impossibile non tenerlo presente. Un mix de I Sette Samurai e Il Mucchio Selvaggio, più o meno. A me non piacciono i sette protagonisti, sono caratterizzati in modo un po' approssimativo, si tende a confonderli perché non hanno troppe differenze e alla fine non sono riuscito ad affezionarmi a nessuno di loro. Però vale, eh, magari non partite da questo però. Prima The Blade, assolutamente, e di questo forse potreste farne anche a meno.

All About Women (2008)
Una commedia romantica? Già. Proprio quando impazzano le commedie sentimentali sia nelle multisale che nei festival di cinema indipendente, Tsui Hark propone la sua variante. Allunga i tempi (forse troppo, questo è l'unico difetto per quanto mi riguarda), ma le tre protagoniste sono strepitose e si va avanti a seguirle anche solo per capire dove andrà a parare Hark alla fine. Non credo esista un'altra commedia romantica fatta in questo modo, sinceramente. Ho letto critiche, io invece l'ho adorato.
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Re: Registi del Sol Levante

Post by Shaun » 09 Jul 2010 16:48

Ho scoperto che mi piacciono i tokusatsu. Addio per sempre.
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Re: Registi del Sol Levante

Post by absent friend » 24 Jul 2010 23:54

Running on karma non mi è piaciuto niente :D
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