Pirati dalla Svezia

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AFX
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Pirati dalla Svezia

Post by AFX » 15 Jun 2009 09:03

http://www.panopticonmag.com/articolime ... aggio.html
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Mancavano soltanto i pirati, qualcuno potrebbe dire, guardando alla composizione del Parlamento Europeo dopo le recentissime elezioni nel Vecchio Continente.
Eppure, in un qualche modo, lo si poteva anche prevedere, e non solo per certe derive partitistiche tanto in auge in questo periodo, soprattutto, e ovviamente, in Italia.

Arrivano i pirati, dunque, ma non quelli con la benda nera sopra l’occhio, con il volatile sulla spalla e un tesoro da cacciare o nascondere; no, quelli che arrivano sono altri pirati, frutto di questa nostra società ormai quasi bipartita (democraticamente, forse) fra popolo della realtà e popolo della rete, dove le due dimensioni si sovrappongono un po’ come le onde metaforicamente cavalcate da questo attacco piratesco dalle forti tinte vichinghe.
Al giorno d’oggi, quindi, anche i pirati, i cosiddetti bucanieri, sono cambiati (non tutti: in Somalia o nei Caraibi girano certe versioni che non hanno nulla da invidiare a certe realtà filmiche tutt’altro che disneyane): vengono dalla Svezia, sono per lo più biondi, hanno gli occhiali al posto dell’occhio di vetro, il loro pappagallo probabilmente è lentamente scivolato dalle spalle alle parti inguinali per overdose di pratiche sedentarie presso PC o Mac sempre accesi e, fatto più importante, il loro tesoro non c’è! (Belli i tempi in cui a sparire era la famosa isola…). Obiettivo del Piratpartiet, movimento e poi partito nato in terra svedese e ormai in espansione in tutto il Continente, infatti, pare non tanto quello di affermare la proprietà su un oggetto (e l’idea di bottino ad essa legata), quanto l’inverso; ovvero, liberare gli oggetti (dischi, movies e opere in generale) dai loro proprietari, e, diversamente dai loro baffutissimi antenati, senza cadere nella tentazione anti-robinhoodiana del libera-per-prendere (o si?...).
I pirati del 2000, quindi, prendono a tutti per ridare a tutti, creando sì un tesoro, nelle loro tanto sequestrate quanto nascoste banche dati, ma in vista di una ridistribuzione dallo stantio profumo marxista che fa sì che quel tesoro in realtà non venga mai ad esistere se non come mera virtualità omni-accessibile da un pubblico, maggiormente giovanile, che ormai sente come un diritto il dovere economico dell’atto d’acquisto.
Le cronache (spesso a livello cartoonistico in pura matrice One Piece) li dipingono come i nuovi liberatori, coloro che, accogliendo una domanda della famosa “democrazia dal basso “ di grillina memoria, stanno rivoluzionando l’idea stessa di politica, agendo direttamente sull’elettorato con proposte che vanno a guardare quei problemi che la politica ufficiale sembra aver deciso di non vedere, o di non vendere.
Il mondo, nel frattempo, continua, e in modo differenziato a seconda degli stati, a vivere le proprie battaglie intestine, con proposte di leggi più o meno radicali per mettere a tacere forse più gli esponenti che le pratiche individuali di questo fenomeno collettivo e di massa che ormai imperversa noncurante di generazioni o di classi.
In Francia, stato che sarebbe capace di trasformare la pirateria in fenomeno anche chìc, il martello delle majors e delle case di produzione, ovvero i famosi colonialisti, ha anche cercato di respingere sul loro terreno le orde nordiche con leggi tanto brutali quanto esplicitamente incostituzionali; in altri paesi, invece, la linea governativa pare generalmente più lasciva, quasi a prendere Ponzio Pilato come modello indiscusso per atti comportamentali su scala statale; in Italia, come ovvio, la discussione esiste solo uno o due giorni all'anno sull stampa ufficiale, mentre in rete, pare, il cittadino esercita i suoi diritti senza il bisogno di prodotti esteri per avvalorare la propria praxis.

Noi non sappiamo come andrà a finire: riusciranno i pirati a resistere alle tentazioni dei lussuosi alberghi di Bruxelles senza svendersi e cadere in borghezionismi di tutt’altra ispirazione? Riusciranno i pirati a scrivere anche solo una leggina ad hoc per permettere a noi popolo della realtà di vederci riconosciuti come cittadini di quell’altra dimensione, quella virtuale, una dimensione che sempre di più crea domanda di libertà da fili, da modem ingombranti e magari anche da copyright che mai come prima sembrano apparire come vecchi fossili di altre rivoluzioni moderne? Riusciranno i pirati, infine, a fare veramente i pirati?

Meglio ripeterlo: non lo sappiamo. Ma staremo a vedere, mentre la vita va avanti e la politica, con o senza pirati, sembra semplicemente andare avanti, con la pratica quotidiana che impara a vivere da sola, con bandiera nera o rossa issata. Un teschio cambia poco le cose.

I pirati del 2000 non hanno dimenticato una cosa,tuttavia: come i loro padri, bevono rum.
Forse era da aprirlo in "attualità e politica", ma magari ottiene più attenzione qui
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Decades
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Re: Pirati dalla Svezia

Post by Decades » 15 Jun 2009 09:48

Aggiungo questa notizia fresca
Secondo il Tribunale di Roma non basta dunque ricondurre una certa condotta telematica ad un indirizzo IP e, quindi, ad un'utenza telefonica per imputare poi al titolare di tale utenza la responsabilità della condotta.
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Alka
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Re: Pirati dalla Svezia

Post by Alka » 15 Jun 2009 12:39

The better the singer's voice is, the harder it is to believe what they're saying.

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Pilgrim
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Re: Pirati dalla Svezia

Post by Pilgrim » 15 Jun 2009 19:14

ma invece di questa cosa:
Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l’obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D’ Alia (UDC), è stato introdotto l‘articolo 50-bis, “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet“. Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l’articolo è diventato il nr. 60. Anche se il senatore Gianpiero D’Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della “Casta” che non vuole scollarsi dal potere.


In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all’estero. Il Ministro dell’interno, in seguito a comunicazione dell’autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l’interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L’attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore.

La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l’istigazione a delinquere e per l’ apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l’istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all’odio fra le classi sociali.


Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l’informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l’unica fonte informativa non censurata. Vi ricordo che il nostro è l’unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube. Vi rendete conto?


Quindi il Governo interviene per l’ennesima volta, in una materia che vede un’impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d’interessi. Dopo la proposta di legge Cassinelli e l’istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su
questa materia, questo emendamento al “pacchetto sicurezza” di fatto rende esplicito il progetto del Governo di “normalizzare” il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.


Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l’Italia come la Cina e la Birmania.


Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico.
(mi è arrivata sta mail,non so quale sia fonte)

dove ne parliamo?

io a parte beppe grillo (che c'avrà tutti i difetti di sto mondo,per carità,ma almeno parla) non l'ho letto da nessun'altra parte.
"Stanco dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande,lo scienziato si dedicò all'infinitamente medio."
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