Mi inserisco, ma di sfuggita, ché se no qui andiamo avanti troppo, partiamo da presupposti troppo diversi perché abbia davvero senso discutere.
Milton Friedman diceva:
A society that puts equality before freedom will get neither. A society that puts freedom before equality will get a high degree of both.
Sicuramente è una visione estrema, non applicabile alla realtà in modo perfetto. Ma sottolineerei la contrapposizione tra "neither" e "high degree of both". La prova storica ha detto che quanto dice Friedman è vero, se parliamo di società prese singolarmente.
Sono d'accordo che dobbiamo discutere delle implicazioni verso le altre società, e di come rendere questo livello "ever higher", e non solo "high". Ma la base è che limitare la libertà non ha, storicamente, portato ad uguaglianza (e, aggiungo io, a duraturo benessere; ma ovviamente dovremmo discutere di cosa sia benessere). La base è che lo sviluppo duraturo (e più eguale) c'è stato, nei paesi che prima erano terzo mondo, solo laddove c'è stata libertà, apertura internazionale, capitalismo. La storia su questo parla chiaro. Sud-est asiatico contro Centro-Sudamerica, per esempio. Taiwan e Corea del Sud contro Argentina e Messico.
Il "capitalismo" (anche qui, mi sembra troppo facile la contrapposizione tra capitalismo e comunismo, come se esistessero solo due opposti) ha cose che non funzionano, ma non per questo è da preferire a prescindere l'assenza di libertà; dobbiamo anzi, capire quale equilibrio trovare, come risolvere alcuni dei problemi, anche a costo di rivedere alcune cose che oggi vengono date per scontate; e si va per tentativi, e anche per crisi, purtroppo.