Summit di Copenhagen

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AFX
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Summit di Copenhagen

Post by AFX » 07 Dec 2009 15:31

http://www.panopticonmag.com/articolime ... hagen.html

basta accendere la tv o leggere su Internet...
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Vi ricordate Kyoto, e il suo famoso protocollo? Dov'è andato a finire? E' stato rispettato? Ha aiutato a migliorare le condizioni climatiche del nostro pianeta? Ad ormai pochi giorni dalla 15a Conferenza ONU sui Cambiamenti Climatici (COP15), che si terrà a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre, cerchiamo di capire a che punto stiamo, e cosa possiamo aspettarci da questi dieci giorni di dibattito e mediazione tra i piccoli e grandi stati che parteciperanno alla Conferenza.

Per raccontarci in che stato si trova il nostro pianeta, Danny Chives usa una colorata metafora che vorrei riproporre (New Internationalist):

Immaginate un gruppo di conigli in mezzo all'oceano su una barca formata da una carota gigante. I conigli per vivere hanno bisogno di cibarsi, e quindi continuano a poco a poco a rosicchiare la barca. Ormai la carota è piena di buchi e fa acqua da tutte le parti, dunque per salvarsi dall'annegamento l'unica cosa che ai conigli resta da fare è smettere di mangiarla. Ora, questo sembra facile, ma in realtà ogni coniglio non vuole provarsi del sostentamento e morire di fame per primo, a meno che tutti gli altri non smettano in contemporanea e cerchino assieme una fonte di nutrimento alternativa - ma in effetti se non si fermano tutti e subito le probabilità di sopravvivenza si affievoliscono sempre più.

Questa è, in stile favola di Esopo, la situazione ambientale mondiale. Volendo continuare il paragone di Chives, si potrebbe anche aggiungere che i due conigli più grossi e affamati sono Cina e USA, seguiti a ruota da Europa e India, e che se questi per primi non daranno l'esempio smettendo di mangiare, il gruppo va incontro a morte praticamente certa. Ovviamente ci sono anche alcune differenze all'interno di questo gruppo di famelici: USA e UE hanno fatto fuori da soli nel tempo gran parte della carota, e pur essendo già pesi massimi, non hanno mai diminuito le quantità divorate e continuano ad ingrassare. Mentre Cina e India, da sempre magre e affamate, hanno da poco messo le mani su dosi sempre più massicce di carota, desiderose di diventare grasse e ricche come i vicini occidentali.

Ecco dunque le motivazioni e la grande responsabilità affidata alla COP15, che inizierà tra due giorni presso la capitale danese. Vi partecipano rappresentanti di più di 65 Paesi, che si riuniscono per creare un'alternativa all'ormai vecchio e non sufficiente protocollo di Kyoto del 1997, in cui 37 paesi industrializzati si impegnarono a diminuire, entro il 2012, le emissioni di CO2 di un misero 5% rispetto ai livelli del 1990, e che vedeva la grandissima assenza degli States di Bush, che si rifiutò di rettificarlo. Da notare che tale protocollo era vincolante per gli stati industrializzati firmatari (tra cui figura anche l'Italia), mentre non lo era per stati considerati in via di sviluppo, come Cina, India o Brasile.

Certo, dal '97 ad oggi molte cose sono cambiate, gli USA hanno un nuovo Presidente democratico che ha fatto della lotta contro il cambiamento climatico uno dei punti fondamentali della sua campagna elettorale; Cina e India si sono affacciate al mercato globale con grande prepotenza e si preparano a diventare le nuove superpotenze del dopo 2000, nonché, assieme al Brasile, sono diventate responsabili del 40% delle emissioni mondiali CO2; ma soprattutto, le emissioni totali sono aumentate invece che diminuire, e il nostro pianeta vessa ormai in condizioni davvero disastrose. Gli scienziati che hanno studiato la questione nel Regno Unito e negli States, sono convinti che, se l'aumento della temperatura non supererà i 2°C entro il 2100, si potranno evitare le conseguenze più disastrose dovute dell'attuale riscaldamento globale prodotto da attività umana. Allo stato attuale delle emissioni di CO2, aggiunge l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la temperatura aumenterà intorno ai 6°C entro la fine del prossimo secolo, il che causerebbe irreversibili cambiamenti climatici con seri disastri ambientali e danni per l'intera umanità.

Prendiamo come esempio casa nostra: l'Italia, stato firmatario di Kyoto, che aveva dunque preso un impegno vincolante di riduzione delle emissioni del 6,5%, dagli gli ultimi dati di Legambiente sembra che, invece di tagliare le emissioni e rispettare gli impegni presi, le abbia aumentate di ben 9% rispetto ai livelli del 1990. E come l'Italia, USA e Cina hanno negli ultimi anni visto sempre il segno + sulle loro emissioni di CO2. Insomma, la situazione esige attenzione immediata, e quello che a Kyoto era auspicabile, è ora diventato imperativo: diminuire l'impatto ambientale dell'uomo per garantirci la sopravvivenza ed evitare il disastro imminente.

L'attesa del vertice è stata caratterizzata da alti e bassi, momenti di speranza e di sconforto. Da alcuni mesi le associazioni ambientaliste si sono movimentate, hanno organizzato manifestazioni e campagne di sensibilizzazione, vedendo in Copenaghen l'ultima grande occasione di risollevare le sorti del pianeta. E di sicuro è confortante sapere che 65 capi di Stato hanno annunciato che saranno presenti alla conferenza, e soprattutto che Obama abbia promesso di fermarsi in Danimarca per una visita lampo nel suo viaggio per il ritiro del Nobel. Inoltre, prima gli States e poi la Cina, hanno dichiarato che arriveranno a Copenhagen con target già prestabiliti di tagli nelle emissioni di CO2, 17% per gli USA e 40-45% per la Cina, che fanno ben sperare per il potere trainante che queste due superpotenze eserciterebbero anche sugli altri stati presenti.

Ma non è tutto così facile. Infatti secondo Greenpeace e altri pensatori ambientalisti (Becker e Seidler, Die Spiegel), la Conferenza avrà esito positivo solo ed esclusivamente se risulterà in un documento vincolante per chi lo firma, e cioè che in qualche modo costringa gli stati firmatari a mantenere le promesse fatte. Mentre invece sia Cina che USA non sembrano per nulla intenzionate a proporre o firmare un impegno di questo tipo. Inoltre, come spiega Bryony Worthington (The Guardian Environment), sebbene le percentuali proposte da Cina e USA sembrino impressionanti, “si prevede che l'economia cinese si baserà sempre meno sul carbone nel prossimo decennio, quindi la promessa della Cina di tagliare le emissioni del 40% in effetti si riduce ad un taglio tra lo zero e il 12% rispetto alle emissioni previste per il 2020, il che significa un aumento di circa il 40% di emissioni di CO2 rispetto ai livelli attuali”. E un discorso simile si può fare per la promessa statunitense.

Oltre a tutto questo, c'è da considerare il problema delle emissioni e dei tagli nei paesi meno sviluppati: questi stati, infatti, non hanno i mezzi per convertirsi ad energie rinnovabili o verdi, che comportano in genere grandi investimenti iniziali, e chiedono quindi agli stati più avanzati di rispondere per primi a questo problema e di essere aiutati, soprattutto economicamente, a sviluppare tali tecnologie “verdi”. Scrivono Becker e Seidler sul Die Spiegel: “non è sorprendente che la prospettiva che il risultato di Copenhagen sia un accordo vincolante è a dir poco grigia. Nessuno sembra in grado di mettersi d'accordo su quante emissioni siano troppe emissioni, o su chi dovrebbe tagliarle per primo. Si è creata una situazione di stallo tra nazioni sviluppate, in via di sviluppo e sottosviluppate, con le ultime due che subiscono ancora l'impatto negativo dei mille problemi causati dal cambiamento climatico (come la siccità o le inondazioni), e che non vogliono prendersi responsabilità per danni per cui è invece responsabile il primo mondo”. Il problema era già stato affrontato a Kyoto, con l'istituzione di un Adaptation Fund, fondo monetario atto a finanziare programmi di trasferimento e miglioramento di tecnologie verdi nei paesi in via di sviluppo (CDM), che non ha però raggiunto i risultati sperati. Il punto dunque diventa: i paesi industrializzati saranno in grado di impegnarsi veramente in questo senso, con la crisi che ancora attanaglia l'economia mondiale e regionale di moltissimi di essi?

Insomma, i problemi da affrontare sono tanti, e il successo della COP15 sembra essere appeso ad un filo, soprattutto in un momento in cui moltissimi (capi di stato ma anche cittadini privati) sono più impegnati ed interessati ad insultare immigrati e a combattere la crisi che agli imminenti e catastrofici cambiamenti climatici provocati dall'azione umana. Ma una speranza che le negoziazioni si concludano con un qualcosa di fatto resta, soprattutto se l'opinione pubblica riuscirà a mobilitarsi a tal punto da creare una certa pressione nei delegati che li costringa a concludere il summit con un accordo ragionevole e vincolante, e non solo con promesse future e paroloni, grandi strette di mano di fronte a telecamere e fotografi, che però nascondono l'ennesima dilazione su azioni concrete. Che la conferenza di Copenhagen non sia una manovra pubblicitaria, quindi, ma un impegno deciso per il futuro del pianeta.


Foto: The Guardian.


Riferimenti e approfondimenti:

100 Piazze per il clima: iniziativa a livello nazionale in vista del summit COP15 (http://www.100piazze.it)

BBC – Q&A on Copenhagen: l'abc sul summit, chi vi partecipa e di cosa si parla (http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/8278973.stm)

BBC - Where Coutries Stand: sintesi stato per stato della posizione dei vari Paesi sulle tematiche di Copenhagen (http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/8345343.stm)

Becker, Marcus e Seidler, Christoph: Can Copenhagen Still Be Saved?, Die Spiegel (http://www.spiegel.de/international/wor ... 47,00.html)

Caserini, Stefano: A qualcuno piace caldo. Errori e leggende sul clima che cambia, Edizioni Ambiente (2008)

Chives, Danny: Just or Bust, New Internationalist (http://www.newint.org/features/2009/01/ ... ountdown1/)

Climalteranti – Notizie sul clima che cambia (http://www.climalteranti.it)

De Fabris, Leopoldo: La UE e gli obiettivi di Kyoto, a che punto siamo, Rinnovabili.it (http://www.rinnovabili.it/la-ue-e-gli-o ... amo-701939)

UN Framework Convention on Climate Change: sito ufficiale (http://unfccc.int)

Worthington, Bryony: What do the US and China's emissions targets actually mean?, The Guardian Environment (http://www.guardian.co.uk/environment/c ... rgets-mean)
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Re: Summit di Copenhagen

Post by Sobieskiego 7/6 » 07 Dec 2009 15:43

non risolvono niente secondo me, troppi interessi in ballo, faranno il solito compromesso americani e paesi in via di sviluppo... e noi stiamo cogli americani, mica con gli europei, perchà non ci siamo mossi sull'energia solare e eolica come francia e germania :^^:
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Re: Summit di Copenhagen

Post by Kālī » 08 Dec 2009 18:41

Per me ci sono delle buone premesse, io continuo a leggere e sperare. Ne va di mezzo la nostra sopravvivenza, quindi spero sti capi di stato si mettano davvero una mano sulla coscienza e pensino al futuro.
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Re: Summit di Copenhagen

Post by Kālī » 09 Dec 2009 10:01

Brutte notizie sul fornte summit:
http://www.guardian.co.uk/environment/2 ... anish-text

Parrebbe che sia uscito allo scoperto per sbaglio una specie di pre-trattato già accordato tra i paesi sviluppati che darebbe un ruolo principale a questi ultimi nei futiri accordi, escludendo i paesi in via di sviluppo. Questo ha naturalmente scatenato l'ira dei paesi esclusi, che ora minacciano di boicottare le trattative.
Staremo a vedere.

PS: se non l'avete ancora fatto, consultate questo elenco per trovare la piazza più vicina a voi: http://www.100piazze.it/files/piazze/sheet001_fin.html
Il 12 dicembre possiamo scendere in piazza per sensibilizzare la gente (e magari anche i governanti) sul problema clima.
Last edited by Kālī on 09 Dec 2009 10:13, edited 1 time in total.
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Re: Summit di Copenhagen

Post by AFX » 09 Dec 2009 13:04

quest'ultimo link dovremmo postarlo un po' in giro... anche di là
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Re: Summit di Copenhagen

Post by AFX » 10 Dec 2009 19:43

Pare che la Cina a sorpresa abbia pronta una bozza che prevede la riduzione delle emissioni per i maggiori paesi ... Usa, Europa, Cina stessa
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Re: Summit di Copenhagen

Post by Kālī » 11 Dec 2009 23:33

Speriamo in bene, alla fine sono la Cina e gli USA a fare la parte del leone, se uno dei due fa il primo passo potremmo essere a buon punto.
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Re: Summit di Copenhagen

Post by Kālī » 12 Dec 2009 22:06

Sempre in tema verde, provate questo motore di ricerca completamente ecologico, che alimenta i server con energia pulita e aiuta a salvare la foresta pluviale:
http://www.ecosia.org

E' anche installabile su Firefox come motore di ricerca predefinito, se lo fate vi comparirà in basso a sinistra un contatore di quanti metri quadri di foresta pluviale avete salvato finora con le vostre ricerche!!!

Maggiori info qui: http://www.youtube.com/watch?v=3N5PqNMU ... r_embedded
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Re: Summit di Copenhagen

Post by Kālī » 19 Dec 2009 17:34

Questa è un po' bittersweet:

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Re: Summit di Copenhagen

Post by Kālī » 20 Dec 2009 12:10

Lettera del Direttore di Greenpeace International;
LA LETTERA DEL DIRETTORE KUMI NAIDOO

A COPENHAGEN É STATO COMMESSO UN CRIMINE. MA NON E’ FINITA

Ciao xxxx,

Come le decine di migliaia di attivisti attorno al globo che hanno lavorato in modo così duro perché da Copenhagen uscisse un trattato equo, ambizioso e legalmente vincolante, ho sperato fino all´ultimo che i nostri leader avrebbero agito, raggiungendo un accordo sul clima sufficiente a evitare la catastrofe climatica.

Ma la realtà è stata diversa. Nonostante il mandato ricevuto dai cittadini di tutto il mondo, e più di un centinaio di capi di governo arrivati a Copenhagen, il battibecco continua. I nostri leader non hanno agito come tali. Non hanno portato a termine il loro compito.

Il risultato non è equo, né ambizioso e legalmente vincolante. Oggi, i potenti della Terra hanno fallito l´obiettivo di impedire cambiamenti climatici disastrosi.

La città di Copenhagen è la scena di un crimine climatico, con i colpevoli che scappano verso l´aeroporto, coperti di vergogna. I leader mondiali hanno avuto un´occasione unica per cambiare il pianeta in meglio, evitando i cambiamenti climatici. Alla fine hanno prodotto un accordo debole, pieno di lacune abbastanza grandi da farci passare attraverso tutto l´Air Force One.

Ma non è finita. I cittadini di tutto il mondo chiedevano un vero accordo prima che il Summit iniziasse, e continuano a chiederlo. Possiamo ancora salvare centinaia di milioni di persone dalle devastazioni di un mondo sempre più caldo: ma è solo diventato molto più difficile.

La società civile, la maggior parte della quale è stata chiusa fuori nei giorni finali di questo Summit sul clima, ora deve raddoppiare i propri sforzi. Ciascuno di noi deve costringere i propri leader ad agire. Dobbiamo portare la lotta per impedire la catastrofe climatica a ogni livello politico: locale, regionale, nazionale e internazionale. E lo stesso per le stanze dei consigli di amministrazione e le strade principali delle nostre città. O lavoreremo per un cambiamento effettivo della nostra società o soffriremo le conseguenze di questo fallimento.

Come insulto finale, abbiamo appena saputo che i tre attivisti di Greenpeace entrati nel Palazzo Reale danese, nel corso della cena ufficiale dei capi di Stato, aprendo un banner con la richiesta di una vera azione per il clima, sono stati spediti in prigione per tre settimane. Si tratta dei leader sbagliati. I veri leader mondiali che hanno provato ad agire realmente sono ora in cella, mentre i presunti leader stanno abbandonando la scena.


Kumi Naidoo
Direttore esecutivo
Greenpeace International

Leggi la lettera integrale di Kumi Naidoo: http://www.greenpeace.org/italy/news/co ... ttera-kumi
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