Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

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Scavenger
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Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Scavenger » 25 Mar 2009 22:10

Ho letto l'articolo. E' molto interessante e mi fa piacere vedere citato anche Baumgarten, che è il vero padre dell'Estetica (là dove Leibniz si era fermato). Avrei tuttavia delle osservazioni da fare. Appena ho un pò di tempo, vedo di impostare una risposta. ;-)
Sostanzialmente sono d'accordo con i punti salienti dello scritto, ma delle precisazioni si possono fare.

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:adamasio:
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 26 Mar 2009 00:26

Mi fa piacere che qualcuno si sia soffermato sul mio articolo.
(devo ammettere che mi aspettavo un interessamento per lo meno da parte tua, Scavenger ;) )

Tengo a sottolineare che delle precisazioni sono doverose non solo da parte dei lettori, ma anche da parte dell'autore, cioè io:

Innanzitutto la mia esposizione ha voluto essere per lo più divulgativa, cercando quindi di raggiungere più persone possibili, senza entrare in terminologie troppo strette per un articolo di quel taglio; secondariamente, la mia visione artistica, benché fortemente influenzata da molte e diverse fonti, vive di una sua autonomia che, alla mia giovane età, stenta a posarsi in uno spazio di sicurezza e finitezza: si accetti quindi un punto di vista parziale e in-costruzione, sintomo evidente e accettato di un percorso che mi sto costruendo di pari passo con i miei studi, le mie letture e anche, perchè no, le mie esperienze.

Detto questo, sono pronto al massacro (il mio, il vostro), purché sia entro quei limiti di dialogo che mi pare abbia sufficientemente sottolineato nel mio articolo.
"Signori, voi mi potete dire a casa vostra ciò che vi piace"

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Scavenger
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Scavenger » 26 Mar 2009 16:55

Allora...diciamo che, andando subito al sodo, nella storia dell'estetica la libertà delle cose non può prescindere dalla libertà del giudizio. Questa è una condizione di partenza essenziale affinché si possa parlare di arte, del bello e di tutto quello che gli ruota attorno (anche del brutto).
E' giusto dire che le cose devono potersi offrire liberamente, in quanto indipendenti dopo il processo creativo e perché l'arte è espressività. Il punto è che la libertà di un oggetto d'arte non si pone di per sè, in maniera autonoma, ma sussiste per noi. Il giudizio di gusto è un fattore ineliminabile, altrimenti non si potrebbe nemmeno intavolare un discorso o una critica. E' l'inizio del percorso, non la sua conclusione.
Ora bisogna capire COME può darsi questa libertà delle cose, andando oltre l'individualità della sfera privata. La soluzione va ricercata in una dimensione DIALOGICA: i soggetti sono molti e comunicano fra loro, con le opere d'arte prese in considerazione. E' attraverso questi processi di scambio, la capacità di smuovere delle idee, che vengono a formarsi i grandi prodotti dell'arte. La bellezza, infatti, è un simbolo che si relaziona con le nostre facoltà conoscitive, qualcosa che riesce a farci pensare e che viene a definirsi nel corso della storia con la costituzione di modelli di riferimento. Non ci sono parametri per poter definire che cosa è bello e cosa non lo è. E' sbagliatissimo sostenere il contrario. Non sono mai esistiti canoni stabili, ogni epoca ha avuto la propria concezione di bellezza. Semmai, esistono accordi intersoggettivi, prese di posizione, influenze, rivoluzioni che via via si fanno universali e lasciano il loro segno nel tempo. Dove per tempo non si intende qualche anno, ma secoli. Ed incastrare la musica rock (che sopravvive grazie al consumo ed esclusivamente tramite supporto fisico) in questa strategia di ragionamento agli occhi di molti studiosi, critici, musicologi è ancora un compito problematico. I condizionamenti esterni si sono moltiplicati rispetto al passato ed il fenomeno, che coinvolge marketing, costume e business di una società intera, resta giovane nei suoi cinquanta anni di vita. E' assolutamente lecito e doveroso che ognuno si costruisca il proprio immaginario con i suoi musicisti preferiti. In questo caso la dimensione dialogica di cui parlavo è appena nata.
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Alka
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Alka » 26 Mar 2009 17:56

Gran bell'intervento.
Un paio di libri easy da consigliare?
The better the singer's voice is, the harder it is to believe what they're saying.

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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 26 Mar 2009 19:02

Libri easy da consigliare direi che non ci sono, o almeno, io non li conosco.
Come dico nell'articolo, per farsi una certa competenza si deve lavorare e faticare.
Direi che delle letture sicuramente importanti possono essere L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (più per farsi il lessico che altro) e per il resto dipende dalla propria sensibilità; se la tua è di tipo letterario, prova La modernità letteraria di Spinazzola, che sicuramente inizia a dare della basi non poi così scontate.

Per quanto riguarda quello che afferma Scavenger, a parte un sostanziale accordo sulle premesse e sulle puntualizzazioni, che condivido più o meno interamente, sottolineerei il fatto che non solo la musica rock vive di consumo ed ha una fisicità, che poi è semplicemente il testo, ma anche la letteratura, per esempio, per come la intendiamo ormai da secoli e secoli, appena prima e soprattutto dopo l'avvento della modernità. Se si è parlato di consumo, nel mio articolo, lo si è sempre connotato negativamente, come mi sembra evidente; sbagliato sarebbe, tuttavia e a mio avviso, ritenere la musica rock come un fenomeno negativo di per sé: diventa negativo quando è consumo, ma non quando è uso, che è la parola più neutra e meno connotata che sceglierei per parlare del fenomeno come si dovrebbe dare oggi e come invece spesso non si dà, dandosi appunto come consumo.


Nessuno, poi, nega questo: "E' assolutamente lecito e doveroso che ognuno si costruisca il proprio immaginario con i suoi musicisti preferiti".
Ma allora quello che mi chiedo è:
a) Cosa intendi per immaginario? la vedo poco azzeccata come parola.
b) Dove e perché diventa "doveroso"?
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Scavenger » 26 Mar 2009 19:06

:adamasio: wrote:Libri easy da consigliare direi che non ci sono, o almeno, io non li conosco.

Quello che mi chiedo è:
a) Cosa intendi per immaginario? la vedo poco azzeccata come parola.
b) Dove e perché diventa "doveroso"?
Immaginario perché l'arte, lavorando attraverso la nostre facoltà conoscitive, stimola prima di tutto la nostra immaginazione.
Doveroso nel senso che a questa immaginazione è giusto che ognuno relazioni le proprie scelte. Semplicemente questo.

Sui libri non è facile rispondere, ci devo pensare...
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 26 Mar 2009 19:17

Scavenger wrote:
:adamasio: wrote:Libri easy da consigliare direi che non ci sono, o almeno, io non li conosco.

Quello che mi chiedo è:
a) Cosa intendi per immaginario? la vedo poco azzeccata come parola.
b) Dove e perché diventa "doveroso"?
Immaginario perché l'arte, lavorando attraverso la nostre facoltà conoscitive, stimola prima di tutto la nostra immaginazione.
Doveroso nel senso che a questa immaginazione è giusto che ognuno relazioni il percorso che crede più opportuno. Semplicemente questo.

Sui libri non è facile rispondere, ci devo pensare...
Quello che appare evidente, tuttavia, e scusami se insisto, è che una costruzione del proprio percorso, diciamo musicale visto il contesto, sembra abbia come solo scopo quello di affermare la propria libertà di scelta. Dalle tue stesse parole: l'arte lavora attraverso di noi e stimola un'immaginazione che è giusto venga relazionata al percorso più opportuno secondo un parametro meramente soggettivo.

A mio avviso proprio questa soggettività è negata o comunque annullata dalla/nella dimensione sociale necessaria alla pratica artistica.
In altre parole: l'arte esiste quando ci sono almeno due persone sulla terra. Se c'è solo una persona sulla terra, il più bel dipinto potrebbe essere un vulcano in eruzione tanto quanto una mela che cade, un gatto che muore ( o quello che vuoi, credo di essermi spiegato.. spero)
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Scavenger » 26 Mar 2009 19:22

:adamasio: wrote:
Scavenger wrote:
:adamasio: wrote:Libri easy da consigliare direi che non ci sono, o almeno, io non li conosco.

Quello che mi chiedo è:
a) Cosa intendi per immaginario? la vedo poco azzeccata come parola.
b) Dove e perché diventa "doveroso"?
Immaginario perché l'arte, lavorando attraverso la nostre facoltà conoscitive, stimola prima di tutto la nostra immaginazione.
Doveroso nel senso che a questa immaginazione è giusto che ognuno relazioni il percorso che crede più opportuno. Semplicemente questo.

Sui libri non è facile rispondere, ci devo pensare...
Quello che appare evidente, tuttavia, e scusami se insisto, è che una costruzione del proprio percorso, diciamo musicale visto il contesto, sembra abbia come solo scopo quello di affermare la propria libertà di scelta. Dalle tue stesse parole: l'arte lavora attraverso di noi e stimola un'immaginazione che è giusto venga relazionata al percorso più opportuno secondo un parametro meramente soggettivo.

A mio avviso proprio questa soggettività è negata o comunque annullata dalla/nella dimensione sociale necessaria alla pratica artistica.
In altre parole: l'arte esiste quando ci sono almeno due persone sulla terra. Se c'è solo una persona sulla terra, il più bel dipinto potrebbe essere un vulcano in eruzione tanto quanto una mela che cade, un gatto che muore ( o quello che vuoi, credo di essermi spiegato.. spero)
Certo che la soggettività viene superata o negata come dici. Attraverso il confronto, il dialogo e tutto quello che è stato detto.
Deve però sussistere come base da cui iniziare lo sviluppo dialettico.

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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 26 Mar 2009 19:29

Ma certo!
Nessuno vuole nemmeno concepire un'estetica senza l'uomo, ci mancherebbe!!
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Scavenger » 26 Mar 2009 19:44

:adamasio: wrote:Ma certo!
Nessuno vuole nemmeno concepire un'estetica senza l'uomo, ci mancherebbe!!
Ecco, in poche parole, alla luce del tuo articolo io intendevo solo chiarire questo ed i modi possibili attraverso i quali può darsi una libertà delle cose legata all'uomo. Evidenziare che, per poter parlare, le cose hanno comunque bisogno di noi.
Ma ormai siamo a cavallo. ;-)
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