Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

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:adamasio:
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 26 Mar 2009 19:48

Si si, credo che ci siamo capiti.
Diciamo che il mio articolo vuole, nella sua umiltà, cercare di spingere più gente possibile a pensare e a ri-pensare in modo nuovo il proprio diritto all'arte, per cercare di dare un valore autentico a questa esperienza così preziosa, come ho avuto modo di lasciar(mi) andare a fine articolo.
Troppe persone oggi si arrogano diritti che non hanno guadagnato, dicendo frasi che non possono permettersi.
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Scavenger
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Scavenger » 26 Mar 2009 20:00

:adamasio: wrote:Si si, credo che ci siamo capiti.
Troppe persone oggi si arrogano diritti che non hanno guadagnato, dicendo frasi che non possono permettersi.
Ah, su questa cosa ce ne sarebbero da dire....
Io sono dell'idea che chi parla di filosofia o qualsiasi altra materia deve studiare o come minimo documentarsi per bene. Insomma, a ognuno il suo mestiere. Secondo me oggi una settorializzazione del sapere è indispensabile. Sempre con la mente aperta però.
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 26 Mar 2009 20:26

Scavenger wrote:
:adamasio: wrote:Si si, credo che ci siamo capiti.
Troppe persone oggi si arrogano diritti che non hanno guadagnato, dicendo frasi che non possono permettersi.
Ah, su questa cosa ce ne sarebbero da dire....
Io sono dell'idea che chi parla di filosofia o qualsiasi altra materia deve studiare o come minimo documentarsi per bene. Insomma, a ognuno il suo mestiere. Secondo me oggi una settorializzazione del sapere è indispensabile. Sempre con la mente aperta però.
Concordo.
E rilancio.
Se c'è un aspetto che non sopporto è proprio quella critica (elementare) che senza avere nessuna coscienza dei problemi di cui si tratta (problema estetico-artistico, problema del linguaggio, della musica etc.), si permette e arroga il diritto di parlare come se avesse competenza per farlo, oltretutto sminuendo lo studio, magari, di un altro/a che invece cerca, per lo meno, di costruire un percorso, che sicuramente parte da una certa base istituzionale, ma che, successivamente, può benissimo svilupparsi nei modi più diversi, dove non si ricada nell'accademismo, che a mio avviso rimane e rimarrà comunque l'ambiente privilegiato.
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Shaun
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Shaun » 26 Mar 2009 21:19

Il de gustibus come metro di giudizio senza il piacere critico (che io da mero appassionato di letteratura/cinema/musica posso trarre solo in parte senza un background accademico - essendo un rude informatico) lo combatto da tempo.
L'articolo e' molto interessante, e le letture proposte sono gia' segnate, aspetto solo di passare in Italia e saranno mie.
Quello che e' assolutamente vero e' che il dialogo crea la cultura, crea lo scambio necessario perche' di epoca in epoca si definiscano parametri critici. Di bellezza e bruttezza.
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Comely

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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 26 Mar 2009 21:45

Il dialogo, esattamente.
Quello che poi appare paradossale è il percorso a ritroso che stiamo percorrendo: dalla nascita della cultura occidentale con la filosofia e il ruolo centrale del dialogo ad una forma di onanismo idiosincratico in cui ci si allontana in una serie ormai nemmeno tanto sfumata di particelle indipendenti con pretese di assolutezza e grandezza, nonché di ragionevolezza sempre e comunque.

A mio avviso, soprattutto in uno spazio come quello virtuale concessoci da internet, in cui la semplificazione è sempre dietro l'angolo (se non essenziale..), si dovrebbe cercare di superare, o almeno tentare, quelle barriere, come le ho chiamate, erette dal de gustibus: almeno in questa "oasi", cerchiamo di non farlo (come fra l'altro mi sembra si stia facendo!).
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Alka » 27 Mar 2009 00:21

Mi intriga molto sto dibattito, mi sono segnato anche io i testi proposti ma aspetto anche quelli di Scavenger perchè tu caro Adamasio mi sembri troppo fondamentalista! :D

Nenche io ho basi di studi classici alle spalle (mica le ho capite tutte le parole che hai usato nell'articoloImage) e quindi tutto questo lo prendo più che altro come un hobby/esercizio intellettuale; concordo sul trovare basi di giudizio che vadano oltre il mi piace\non mi piace, cercando i valori generali dell'opera.

Penso anche però che l'oggettività in senso stretto sia una astuta bugia.
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by :adamasio: » 27 Mar 2009 02:08

Alt, attenzione!

a) Io sono un fondamentalista? No dai, non direi, anzi. Diciamo che tengo parecchio al che tutti possano parlare liberamente e coscienziosamente allo stesso tempo. Tengo altrettanto al fatto che la gente se lo meriti.

b) Io non auspico affatto, né tanto meno credo sia possibile, cercare i valori generali dell'opera.

c) Altrettanto fortemente, non credo che l'oggettività sia qualcosa di cui si possa parlare in termini di "bugia" o meno. Se non altro perché non si capisce bene cosa intendi.
Cosa intendi per oggettività, nel discorso in questione?
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Alka » 27 Mar 2009 22:19

Sul fondamentalista lascia stare, era una battuta!

Per quanto riguarda il resto, cerco di spiegarmi con degli esempi: io non avrò mai un pensiero simile a quello di Thom Yorke ma non posso fare a meno di trarre enorme piacere nell'ascoltare due dischi come Ok Cpu o Kid A, perchè riconosco i valori, generali, di bellezza sia musicale che la riuscitissima espressione di stati d'animo sia suoi che comuni a molte persone che vivono questi anni.
In questo, anche se quell'orbo che si lagna mi dà fastidio, cerco e riesco ad essere oggettivo nel valutare la bellezza dei suoi lavori.
(che essendo due capolavori della musica non è così difficile)

Oppure il processo di Kafka: mentre lo leggo si rincorrono due pensieri; "urca quanto è scritto bene sia come scorrevolezza che come espressività" e "marò, quanto si masturba il cervello sto tizio".
Cioè apprezzo (e molto) pur non sentendomi emotivamente coinvolto.

Un esempio di tenore contrario è A weekend in the city dei Bloc Party: sò benissimo che il suo valore musicale non è elevato (ma insisto nel dire che non è la merdaccia che si pensa generalmente che sia ) però mi parla, è vivo, "says SOMETHING to me about my life" per parafrasare gli Smiths; in ogni singola frase e sensazione che esprime mi ci ritrovo al 200% e racconta come nessun altro documento, artistico o meno, le situazioni, i fatti e le persone di cui sono circondato.

Ancora un'esempio, nel valutare se sia meglio o Ok Computer o Kid A, o gli U2 o i Radiohead, o la pizza o il gelato, anche riuscendo a soppesare più o meno compiutamente le caratteristiche e i valori, alla fine nella valutazione finale intervengono giocoforza fattori soggettivi, nella misura del gradimento personale di certe caratteristiche se non proprio di affinità a seconda della propria esperienza di vita.

Spero di essere stato chiaro, considera però la mia totale ignoranza in filosofia dell'estetica o qualsiasi altro approfondimento letterario: ho una formazione agli antipodi.
Non mi stupirei quindi se tutto ciò che scritto siano banalità.
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Scavenger » 28 Mar 2009 00:34

Sì Alka, il tuo discorso ci sta. Per quanto riguarda i libri, prova a dare uno sguardo qui:

http://www.tecalibri.info/C/CHIODO-S_arte.htm

Non è proprio easy, ma l'avevo usato per un esame con la stessa autrice. Levinson cita anche Momente di Stockhausen (uno dei tanti capolavori del Maestro tedesco).
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Re: Per una libertà delle cose, dopo la libertà del giudizio

Post by Decades » 28 Mar 2009 11:25

Shaun wrote:Il de gustibus come metro di giudizio senza il piacere critico (che io da mero appassionato di letteratura/cinema/musica posso trarre solo in parte senza un background accademico - essendo un rude informatico) lo combatto da tempo.
Io tendo a separare i piani. Banalmente, non mi inserisco in discussioni filosofiche perché le nozioni che ho si fermano alle superiori e parlo del piano musicale perché è il mio campo, relativamente al sito che contribuisco con gli altri a portare avanti e al ruolo che questa cosa ricopre nel mio quotidiano.
Scrivendo articoli e recensioni mi sento in dovere, in assenza di verità assolute, di cercare di essere più o meno obiettivo nella mia visione delle cose (comunque soggettiva). Mentre quello che può darmi un disco a livello di contenuti, di sensazioni, di immaginario che mi si crea in testa, sono cose che riguardano esclusivamente me. Non interessano chi viene a leggere una recensione per avere un parere critico (anch'esso da valutare), sono cose che posso condividere con chi mi è vicino e mi conosce, o se voglio tramite un blog.

C'è chi invece è convinto che la cosa giusta sia sbattere le proprie sensazioni così, crude come vengono, in una recensione. Liberissimi di farlo, ma a quel punto non spacciatela per una recensione, è uno scritto personale. In quel modo chiunque potrebbe arrogarsi il diritto di distruggere un disco pop, un'improvvisazione jazz o una sinfonia, un libro, un film, un quadro, qualsiasi cosa, semplicemente con un "non mi piace" che seppur argomentato in realtà si ferma lì.

E poi la gente che legge magari ci crede.
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