Wilco Loves You

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AFX
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Re: Wilco Loves You

Post by AFX » 13 Jun 2022 18:50

http://doyourealize.it/wilco-cruel-country/

per me

A Ghost Is Born
YHF

Summerteeth
Star Wars

Being There
Wilco (The Album)

Schmilco
The Whole Love

Cruel Country
A.M.
Sky Blue Sky
Ode to Joy

Mermaid Avenue vari
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toolipano
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Re: Wilco Loves You

Post by toolipano » 13 Jun 2022 20:42

AFX wrote: 13 Jun 2022 18:50 http://doyourealize.it/wilco-cruel-country/

per me

A Ghost Is Born
YHF

Summerteeth
Star Wars

Being There
Wilco (The Album)

Schmilco
The Whole Love

Cruel Country
A.M.
Sky Blue Sky
Ode to Joy

Mermaid Avenue vari
Alla fine questo è l'ordine... forse Star Wars lo metterei sotto a Being There e Wilco (The Album). Mermaid Avenue ha dei bei momenti, quantomeno lo metterei nell'ultimo gruppone e non staccato.
Questo nuovo non l'ho provato ancora e non è che abbia gran voglia di farlo. Prima o poi lo farò, più che altro per affetto...

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Tyler Durden
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Re: Wilco Loves You

Post by Tyler Durden » 16 Jun 2022 12:48

AFX wrote: 13 Jun 2022 18:50 http://doyourealize.it/wilco-cruel-country/

per me

A Ghost Is Born
YHF

Summerteeth
Star Wars

Being There
Wilco (The Album)

Schmilco
The Whole Love

Cruel Country
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Sky Blue Sky
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Mermaid Avenue vari
per me Being There sopra a Star Wars. E Sky Blue Sky un po' più in alto. Per il resto son d'accordo

PS Recensione perfetta, complimenti

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AFX
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Re: Wilco Loves You

Post by AFX » 06 Feb 2023 15:22

24/8 – ACIELOAPERTO, San Mauro Pascoli (FC)
25/8 – TOdays, Torino
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Re: Wilco Loves You

Post by AFX » 01 Aug 2023 14:30

AFX wrote: 06 Feb 2023 15:22 24/8 – ACIELOAPERTO, San Mauro Pascoli (FC)
25/8 – TOdays, Torino


Non è malvagio questo pezzo, però già sentito nonostante le performance di Kotche e di Cline se è lui.
Wilco have announced details of a new studio album, Cousin, which is released on September 29 on the band’s dBpm label.
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Tyler Durden
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Re: Wilco Loves You

Post by Tyler Durden » 21 Aug 2023 13:39

Le scalette di questo tour sembrano belle. Questa settimana tocca all'Italia, se riesco torno a vederli ma sono bello incasinato

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rick81
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Re: Wilco Loves You

Post by rick81 » 26 Sep 2023 22:47

Sibilla intervista Tweedy sul nuovo disco in uscita a fine mese

Di Gianni Sibilla
In un mondo musicale in cui il successo e i numeri sembrano l'argomento principale da raccontare, i Wilco sono un simbolo dell’understatement. Sono l’opposto di quello che Jeff Tweedy chiama “rockism”, il rock enfatico, un po' sbruffone, spesso stereotipato: “la musica che suona come se stessa”, come la definisce. 

I Wilco giocano in un altro campionato: basta ascoltare “Cousin”, il nuovo disco in uscita venerdì 29 settembre. Solo l’anno scorso avevano pubblicato “Cruel country”, album a tema sul genere al centro delle guerre culturali della musica americana; ora sono tornati alla musica elettrica, ma a modo loro, con canzoni che prendono strane pieghe, che parlano di vulnerabilità ed emozioni, non dell’ego del frontman o di voler salvare il mondo. "Bruce Springsteen ti salverà anche se non vuoi essere salvato", scriveva Tweedy nella sua autobiografia. Ecco, i Wilco non vogliono salvare nessuno, solo fare musica a modo loro.
A Rockol Tweedy racconta il nuovo album, l'apporto della produttrice Cate Le Bon, le contraddizioni del rock maschilista, come è diventato uno scrittore oltre che un songwriter e perché nei Wilco non comanda lui.

Il lavoro su questo disco è iniziato nel 2019. Come mai così tanto tempo?
Ci abbiamo lavorato a tempi alterni, poi è arrivata la pandemia. Quando ci siamo ritrovati abbiamo inciso un altro album, “Cruel country”, uscito l’anno scorso. Ma abbiamo continuan a lavorarci ancora, fino a quando è arrivata Cate Le Bon.


È la prima volta in lungo tempo che i Wilco si fanno produrre da qualcun altro. Come è successo?
Un anno fa la sua band è arrivata nel nostro studio a Chicago, per fare le prove per un festival. Mon volevamo un produttore, volevamo lavorare con lei, aveva fatto una versione della nostra “Company in my back” con un bell’arrangiamento, una cover che mi ha messo una pulce nell’orecchio. Ha dato un grande contributo, a partire dal mettere ordine tra le 45 canzoni a cui avevamo lavorato: quando passi così tanto tempo su del materiale rischi di perdere lucidità. Avere qualcuno di cui ci fidiamo ci ha aiutato a concentrarsi sulle cose importanti.

Il suono del disco è allo stesso molto “alla Wilco” e diverso dalle ultime cose. Molto lontano dal cosiddetto classic rock.
Molte delle canzoni delle disco erano già lì: Cate ci ha aiutato a trovare un suono più definito, a togliere il “rockism”. In una band di 6 persone è facile diventare massimalisti e bombastici: ci vuole molta disciplina per concentrarsi sui piccoli dettagli che permettono alle canzoni di comunicare meglio.

Nel tuo libro “One song” spiegavi che non si scrivono canzoni, si scrive una canzone alla volta. È andata così anche per questo album? O avevate già un’idea del tipo di album che volevate fare?
Avevo un’idea generale dell’album nel suo insieme, ma non me ne sono dovuto preoccupare, ho potuto concentrarmi appunto su una canzone alla volta perché avevo delegato molte cose a Cate. Mi sono addormentato sul sedile di dietro a sognare, diciamo…


L'anno scorso è uscito “Cruel Country”, un disco a tema su un genere che è sempre più al centro di guerre culturali tra tradizionalismo e un approccio più moderno. Cos’è per te la musica country?
Non ho mai fatto parte del mondo country, non sono mai davvero entrato nella conversazione culturale che lo riguarda, e non credo che sia neanche così interessante. Nel country si scontrano da tempo una dimensione reazionaria ed una voce più populista ed egualitaria.

Ma il punto è che non mi piace la musica che suona come se stessa, mi rende nervoso. Per la prima volta, in “Cruel country”, un titolo di un album definisce la musica che facciamo, anche se in un modo strano. Non era country, era la nostra versione del country. Sono più interessato alle canzoni che alle battaglie culturali.

“La musica che suona come se stessa” è una buon modo di definire gli stereotipi di molte produzioni odierne pop e rock…
Tutta gli artisti che amo sono quelli che fanno musica che non avrebbe potuto fare qualcun altro, artisti che si sono dati il permesso di essere liberi. Riferendosi certo a qualche genere, ma senza farsene possedere.


Prima parlavi di “rockism”. I Wilco hanno sempre puntato sull’understatement, invece. Una scelta o vi viene naturale?
Il rock ha sempre cercato di fare impressione attraverso grandi temi, ma da tempo sono stufo degli stereotipi del rock: la conquista romantica, l’individuo che si eleva, l’ego e cose così. 
La nostra debolezza è molto più interessante.
Mi sembra che ci sia una grande quantità di uomini che fanno musica raccontando in maniera un po' spaventata il modo in cui cercano di rimanere legati alla loro sensazione di superiorità, ai loro privilegi. Il rock 'n' roll è sempre il mio mondo, si dà importanza ma in realtà è molto frivolo... Te ne rendi conto quando senti le donne che fanno rock intepretando il genere a modo loro, senza cercare di scimmiottare gli uomini per essere prese sul serio. È più interessante, credo, dei Queen of the Stone Age. Una band impressionante musicalmente, ma che non mi affascina.

Nella tua autobiografia dicevi “Bruce Springsteen ti salverà anche se non vuoi essere salvato”...
Amo Bruce, come molte delle cose che critico. Sono figlio di quella musica, Bruce è un mio “Cousin”, è come un mio lontano cugino. Facciamo parte della stessa famiglia musicale ed è bello quando tra parenti riesci a ridere senza astio l’uno dell’altro, rendendosi conto che siamo tutti creature misteriose e imperfette.


Cosa vuol dire “Cousin”? Cosa significa per te essere "cugino del mondo", come canti nella canzone?
Non ha un significato particolare. È una parola che può voler dire qualsiasi cosa, può assorbire le diverse relazioni e le reazioni di ognuno di noi. Non sempre i titoli possono avere questa libertà. “Cruel country” è un titolo definitivo, mentre "Cousin" è una parola volutamente astratta: posso dire cosa rappresenta per me, ma sono più importanti i significati che può assumere per qualcun altro.

Però è un disco che parla di relazioni e vulnerabilità. “It never hurts to cry”, canti.
Credo che anche le più piccole emozioni possono essere radicali. Parlo di vulnerabilità perché io sono vulnerabile: le cose che suonano autentiche sono quelle che conosci perché le hai provate.
Abbiamo una relazione confusa con la verità, specialmente in questo periodo in cui siamo in disaccordo anche su questioni elementari e di base. Ma non con la verità emotiva è diverso: l’onestà e le tue sensazioni sono davvero l’unica verità a cui hai davvero accesso.

Voi siete una band indipendente, ma questo album per la prima volta viene distribuito dalla Sony.
Il motivo vero è che in passato abbiamo fatto fatica a far arrivare i dischi nei negozi in posti come in Italia, ed è avvilente andare a suonare senza che la tua musica sia reperibile. Per quello che mi riguarda, questo rimane un disco prodotto dalla nostra etichetta, ma vogliamo farci ascoltare.


Più di 20 anni fa foste la prima band a mettere in streaming un album, “Yankee hotel foxtrot”, che la vostra casa discografica aveva rifiutato. Cosa ti ricordi di quel periodo?
Al tempo sapevamo che c’era gente che scaricava musica gratuitamente e la cosa mi incuriosiva. I Wilco vivevano soprattutto di concerti, mon abbiamo mai visto molti soldi dai nostri dischi, ad essere onesti. Era terribile l’idea di un disco in cui credevamo e che non potevamo pubblicare, così lo mettemmo in rete perché la gente potesse conoscere quelle canzoni e noi potessimo suonarle dal vivo.

Negli ultimi anni hai intrapreso una carriera parallela come scrittore. Tra poco esce il tuo terzo libro, hai una newsletter che esce più volte a settimane. Necessità di differenziare?
I Wilco sono stati sempre una band che incoraggia tutti noi a suonare al di fuori e fare altre cose: è stata una decisione salutare perché ci permette di tornare con nuove esperienze da condividere. Sono una persona che fa un sacco di cose e ho scoperto questo modo di lavorare e di esprimermi: ma è una comunicazione diversa. Ci sono ovviamente sovrapposizioni, ma non credo che chi legge la mie newsletter o i miei libri coincida esattamente con il pubblico dei Wilco.


Cosa ti ha portato alla scrittura?
Mi ci hanno portato, in realtà. Mi hanno chiesto una autobiografia, ne ho parlato con i miei figli e mi hanno fatto notare che forse ero troppo giovane. Poi ho capito che forse era un modo per condividere qualcosa: lavorando a quel libro ho imparato a scrivere, poi mi sono dimenticato quanto era difficile quando me ne hanno chiesto un secondo. Ora ho scritto un libro sulle canzoni che mi hanno cambato la vita: credo di avere trovato una mia voce, non è stato facile, ma forse sapevo cosa stavo facendo. Finire un libro è una gran sensazione.

A che punto della loro storia sono i Wilco?
Andiamo d’accordo: è una band che ha un suo cameratismo, ci sosteniamo a vicenda. E sono un grande veicolo per le mie canzoni: possiamo fare dischi diversi come “Cousin” e “Cruel Country” ed in entrambi i casi il processo coinvolge il talento di tutti e sei in maniera intuitiva e spontanea. Mi sento fortunato perché nei Wilco non sono io a comandare, ma le canzoni.

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Re: Wilco Loves You

Post by AFX » 27 Sep 2023 09:03

Un sacco di domande e tanto non si capisce che disco è. Bisognerà ascoltarlo
l'apporto della produttrice Cate Le Bon,
MAH

vedremo, se fanno un altro disco identico ai precedenti 2-3, sbrocco
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toolipano
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Re: Wilco Loves You

Post by toolipano » 27 Sep 2023 11:05

io ho già sbroccato da un pezzo... avrebbero bisogno di un bel secchio di acqua gelida in testa per svegliarsi. Progetto che dal 2016 non ha avuto più senso di esistere. Spiace, ma va detto. Facessero solo i concerti a sto punto

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rick81
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Re: Wilco Loves You

Post by rick81 » 27 Sep 2023 17:54

Uno ci spera sempre…

“Cousin” è prodotto da Cate Le Bon artista gallese già al lavoro per altri artisti e band come Deerhunter, John Grant, Tim Presley e autrice di ottimi lavori solisti (il suo ultimo “Pompeii” è uscito l’anno scorso).

Non mi è chiara questa scelta di produzione ma vedremo..

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