Efrim Manuel Menuck & Kevin Doria – Are Sing Sinck, Sing

Efrim Manuel Menuck & Kevin Doria – Are Sing Sinck, Sing

Non so chi da queste parti era vigile e quindi traumatizzato il giorno in cui si sciolsero i Godspeed You! Black Emperor. Non so chi tra voi ha vissuto gli anni che hanno preceduto quel giorno funesto, poi parzialmente riparato col ritorno sulle scene di qualche anno fa. Erano i tempi in cui il post rock si ascoltava perfino in cuffia, da studenti fuori sede, nel tragitto dall’appartamento alla sede del corso universitario. Quelli in cui gli altri erano ancora attaccati agli inflazionati idoli del grunge e del crossover, mentre tu cercavi altrove sensazioni differenti. E quando passava un gruppo realmente alternativo anche a 300 km di distanza, te li facevi tutti per essere lì sotto al palco, assieme a pochissimi altri esagitati. 

La musica di Efrim Menuck – e quella della Constellation in generale – ha sempre significato un’evasione ulteriore. Oltre la ribellione ormai codificata di certo rock che aveva venduto i milioni di copie, e parallela a una crescita culturale che non sempre ha portato a una pronta maturità di noi echo boomers – siamo d’altronde nel paese dei vitelloni – le pastorali noise-progressive dei GY!BE prima e le messe distorte e piagnucolate dei Silver Mt. Zion poi sono state raccolte in album spesso neanche facilissimi da reperire, che arrivavano soltanto a chi voleva realmente trovarli. Non ti imbattevi in Efrim per caso come oggi su Spotify, dunque. E forse ancora adesso, se ci sei arrivato, è perché sei parte di un piano superiore, e una ragione cosmica ti guida nel percorso verso ciò che può farti davvero sentire unico.

Questo concetto teleologico raffazzonato appare sensato quando, con alle spalle anni di ascolti e quindi metabolizzata la parabola dell’artista, ti imbatti nel suo nuovo LP, il primo assieme a tale Kevin Doria (per dirla alla Malesani, noi no, non ne conosciamo il curriculum), intitolato Are Sing Sinck, Sing. Efrim è riuscito a commuoverci come ai tempi dei primi ascolti di Lift Yr. Skinny Fists Like Antennas to Heaven, a riempire la stanza di rumore disperato come quella volta che ti eri illuso che i Silver Mt. Zion avessero fatto un albo rock convenzionale, facile da ascoltare, “punk rock”, e invece ti sei ritrovato, dopo pochi minuti dall’inizio di Pretty Little Lightning Paw, più atterrito e preoccupato che mai. 

Oggi che i dischi te li recensiscono già i comunicati stampa annessi alle pagine dove le etichette provano ancora a venderti i formati fisici, l’unica cosa che ha senso fare è discutere delle emozioni (oddio), dei ricordi, delle idee che l’ascolto di nuova musica riesce a darti. Si legge e si interpreta delle cinque tracce (per 31 minuti) di Are Sing Sinck, Sing che angoscia, desiderio e disperata convinzione coagulano e sopravvivono in inni elettrici de-saturati che riescono ancora a propagarsi da amplificatori ormai trapassati e infettati. Ed è proprio quello che ti viene da immaginare, guarda un po’. Resta da comprendere la copertina, ma Efrim non è impossibile da avvicinare se si decide di andarlo a vedere suonare. Semmai glielo chiederemo. Per quanto ci guarda, questo è uno dei suoi migliori lavori. Il problema per il portafogli è che sono davvero troppi i suoi album irrinunciabili ormai.